TALIS/1. La condizione degli insegnanti nel mondo

Sono stati resi noti la scorsa settimana i risultati dell’indagine TALIS 2024 (Teaching and Learning International Survey), realizzata dall’OCSE con cadenza quinquennale a partire dal 2008. TALIS è la più ampia indagine internazionale comparativa sulle condizioni in cui si svolgono l’insegnamento e l’apprendimento in tutto il mondo. La precedente edizione, rilasciata nel 2019, riguardava i dati raccolti nel 2018 con la medesima metodologia, che non è quella quantitativa, di taglio statistico-istituzionale, utilizzata per altri ricerche comparative dell’OCSE come Education at a Glance, ma quella qualitativa dell’analisi delle risposte date a questionari da campioni di insegnanti e dirigenti scolastici di scuole secondarie di primo grado pubbliche e private.

Per ogni Paese partecipante (51 nel 2024, più 5 “entità” territoriali, tra cui la municipalità cinese di Shanghai) sono state selezionate 200 scuole, e all’interno di ciascuna di esse un campione casuale di circa 20 insegnanti, per un totale di almeno 4.000 insegnanti, ai quali si aggiunge il dirigente scolastico, per un totale di oltre 280.000 soggetti coinvolti. A ciascuno di essi è stato sottoposto un questionario online, con garanzia di anonimato, da completare in un tempo compreso tra 45 e 60 minuti.

In sintesi questi sono i risultati più significativi:

Grado di soddisfazione. Quasi il 90% degli insegnanti è soddisfatto del proprio lavoro, e una percentuale alta dichiara che tornerebbe a insegnare, con punte più elevate nei Paesi dove gli insegnanti si sentono apprezzati dalle loro comunità, come in Colombia e nel Vietnam (oltre il 92%). Ma dal 2018 anche in Arabia Saudita, Bulgaria e Danimarca la quota di insegnanti che si sentono apprezzati dalla società è aumentata di almeno 19 punti percentuali.

Demografia. L’età media (autodichiarata) degli insegnanti nell’OCSE che hanno partecipato all’indagine TALIS 2024 è ora di 45 anni e in alcuni sistemi supera i 50 (in Italia è di 48). In molti Paesi si registrano carenze, e molti governi stanno perciò reclutando insegnanti da altri settori. Gli insegnanti alla seconda carriera, per esempio, sono ora circa il 21% del corpo docente totale in Islanda e il 17% in Australia. In Italia molti di più. Su questo rimandiamo a un’inchiesta nel numero di ottobre della rivista Tuttoscuola, con risultati oltre ogni previsione.

Intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale si è rapidamente introdotta nelle scuole, insieme alla ricerca di misure che proteggano gli studenti dai suoi effetti dannosi, ma alcuni Paesi, come Singapore e gli Emirati Arabi Uniti, sono all’avanguardia: circa il 75% degli insegnanti in questi sistemi utilizza l’intelligenza artificiale, dichiarando anche di aver ricevuto una formazione professionale sul suo uso.

Mentoring. Il mentoring, in espansione in molti sistemi, facilita notevolmente la transizione dalla formazione iniziale degli insegnanti all’insegnamento vero e proprio, incidendo sulla soddisfazione lavorativa e il benessere dei neoassunti (“novices”). Shanghai (Cina) è leader mondiale in questo campo: quasi il 79% degli insegnanti alle prime armi dichiara di avere un mentoring assegnato.

Nella maggior parte dei Paesi, invece, i meccanismi di assegnazione degli insegnanti spesso privilegiano l’anzianità, il che finisce per collocare gli insegnanti meno esperti negli ambienti educativi più difficili.

Carico di lavoro. A questo tema, sempre molto avvertito dagli insegnanti di tutto il mondo, dedichiamo un approfondimento nella notizia successiva.

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