T-shirt di Berlusconi a scuola, molto rumore per?

Di fronte all’episodio denunciato dal quotidiano Il Giornale, circa l’indicazione (o anche l’ordine) dell’insegnante a uno studente di rovesciare la tshirt con l’immagine di Silvio Berlusconi, sono possibili due reazioni opposte: quella di minimizzare l’accaduto, ponendo l’accento sulla nullità dell’episodio, e quella di valutarlo come grave, alimentando le polemiche.

Al primo tipo di reazione, ci pare che corrispondano i comportamenti di chi lavora e studia nella scuola Michelangelo Buonarroti di Caserta, a partire dalla dirigente scolastica, che, pur avendo aperto un procedimento disciplinare a carico della docente (che si concluderà nel giro di 10 giorni), precisa che “sul fatto ci sono versioni contrastanti”, che la maglietta era “una normale t-shirt che credo non possa dare fastidio a nessuno” (in un’altra dichiarazione: “Ho visto la maglietta: è semplicissima, non è particolarmente eccentrica. Entro 10 giorni la professoressa sarà sanzionata ma su quella docente di inglese non è mai stata avanzata alcuna riserva e non mi risulta che faccia politica, meno che mai attiva. Piuttosto è conosciuta per la sua severità“, che “sia lo studente sia la prof sono sempre venuti a scuola, anche il giorno dopo l’episodio”.

Uno studente della scuola spiega: “La prof di inglese è severa ma con noi di politica non ha mai parlato”, mentre un professore invita a “non dare troppo peso alla vicenda. C’è stata esagerazione da entrambe le parti”. Insomma, l’impressione, è che da parte dei reali attori della scuola ci sia poca voglia di alimentare polemiche.

All’opposto c’è la reazione dei genitori, che hanno sporto denuncia per l’umiliazione inflitta al ragazzo 9 giorni dopo il colloquio del genitore del 16enne con la preside (era proprio necessario lo strascico giudiziario?), e quella di diversi esponenti del Pdl, convinti della gravità dell’episodio.

Francesco Nitto Palma, presidente della Commissione Giustizia del Senato, afferma che l’episodio “merita l’esecrazione di chiunque creda nella sacralità dell’istituzione scuola”, mentre per la portavoce dei deputati Pdl Mara Carfagna, “la vera preoccupazione è che il germe dell’intolleranza venga inoculato nelle giovani generazioni”.

Il presidente del Consiglio Regionale della Campania Paolo Romano, infine, sostiene che “la vicenda impone una riflessione per tutti, se il clima di odio che porta a gesti esasperati nelle piazze si respira addirittura nelle scuole”.

Di più è riuscito a fare il segretario della commissione giustizia della Camera, Luca d’Alessandro, del Pdl, che ha presentato ieri una interrogazione parlamentare al Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

Secondo la denuncia riportata dall’articolo del Giornale – scrive l’on Luca d’Alessandro nell’interrogazione al ministro Maria Chiara Carrozza –, l’insegnante non solo avrebbe rimproverato il giovane alunno, urlando frasi di grave contenuto, riportate testualmente nella querela presentata al Comando provinciale dei Carabinieri di Caserta, come «Ti dovresti impiccare tu e Berlusconi» e «Ti ucciderei a te e pure a lui», ma lo avrebbe anche obbligato ad indossare la t-shirt al contrario; la professoressa, inoltre, lo avrebbe cacciato dalla classe, ordinandogli di cambiarsi nel corridoio attiguo, in quel momento frequentato da alunni e docenti, e costringendo il ragazzo così a seguire il resto della lezione con la maglia indossata al rovescio”.

Per l’on. d’Alessandro, se confermato, si tratta di un episodio – “assai grave se si considera che tale atteggiamento discriminatorio, offensivo e violento proviene da un’insegnante che dovrebbe educare innanzitutto al rispetto delle idee altrui”, mentre “parole così ingiuriose e offensive sono sintomo di un comportamento diseducativo che, a giudizio dell’interrogante, non può non essere sanzionato”.

Il diritto di contestare la gravità dell’episodio è ovviamente lecito, ma il dubbio che certe reazioni siano quanto meno sproporzionate rispetto all’accaduto resta.