Studente ‘bullo’ bocciato, Tar conferma bocciatura dopo ricorso. Ma un tribunale può davvero valutare i ragazzi?

Le agenzie di stampa riportano la notizia della sentenza del Tar del Piemonte che ha respinto il ricorso di una famiglia contro la bocciatura, decisa all’unanimità dal consiglio di classe, di un ‘bullo’ al quale era stata assegnato cinque in comportamento, un voto che, secondo le attuali regole valutative, comporta, come è noto, la non ammissione alla classe successiva, cioè la bocciatura.

Nel verbale del consiglio di classe, impugnato dai genitori dello studente frequentante il secondo anno di un istituto superiore piemontese, si faceva presente che il giovane si era reso protagonista di comportamenti “che presentano un crescendo di gravità: dall’aggressione verbale ad atti di vandalismo fino ad arrivare a sputare addosso a un insegnante”. Lo studente aveva creato nei compagni “un clima di tensione e, in alcuni casi, di paura”.

Nel dicembre scorso il ragazzo era anche stato sospeso, perché sospettato di avere danneggiato l’auto del dirigente scolastico.

Diciamo con franchezza che mentre condividiamo senza mezzi termini la decisione del consiglio di classe, con altrettanta franchezza diciamo che non siamo d’accordo con la decisione del TAR.

Non sembri una contraddizione questa affermazione, e ne spieghiamo subito la ragione.

Questa volta è andata bene, ma quante volte, invece, pur di fronte a valutazioni negative unanimi e motivate, il Tar di turno ha invece adottato una linea opposta a quella dei docenti, accogliendo il ricorso della famiglia?

Quante volte un Tar ha sospeso la decisione del consiglio di classe che aveva deciso all’unanimità una bocciatura, entrando nel merito della valutazione? E dopo la sospensione è venuta di fatto, in attesa della sentenza definitiva, l’ammissione con riserva alla classe successiva?

Quante volte l’ordinanza di sospensiva ha individuato il fumus boni iuris del possibile danno, valutando nel merito la decisione degli insegnanti e disponendo in via cautelare la promozione?

Ecco perché, per principio, non siamo d’accordo con la decisione del Tar piemontese, in quanto, comunque, i giudici si sono sostituiti agli insegnanti. Questa volta si sono trovati d’accordo, ma avrebbero potuto decidere diversamente.

Sono anni che i giudici amministrativi si pronunciano nel merito di bocciature decise dalla scuola.

Sono anni che la valutazione specialistica ed esclusiva da parte dei docenti (e parliamo di decisioni collegiali adottate all’unanimità) viene messa in discussione dal giudice amministrativo sulla base del solo esame della documentazione presentata. Bastano, insomma, le carte per decidere d’un colpo un anno di scuola, sconfessando il lavoro di mesi e la valutazione collegiale unanime di sette o otto docenti.

Non siamo assolutamente d’accordo con il fatto che i TAR entrino nel merito della valutazione dei ragazzi da parte dei docenti, svuotandone di fatto il ruolo e la responsabilità.

È un disaccordo di principio.

Avremmo preferito che il TAR del Piemonte, così come tutti gli altri Tribunali Amministrativi Regionali, avesse respinto il ricorso, dichiarando la propria non competenza a pronunciarsi.

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