Stipendi insegnanti, sindacati contrari alla differenziazione. Valditara: ‘Mai messo in discussione il contratto nazionale’

La proposta del Ministro Valditara di aumentare gli stipendi ai docenti della scuola che lavorano nelle regioni del Nord è un errore oltre che un abbaglio. Significherebbe infrangere il contratto nazionale di lavoro e riproporre le gabbie salariali, uno strumento superato dalla storia e dalle lotte dei lavoratori perché inefficace e causa di ulteriori diseguaglianze. Così come appare del tutto inaccettabile la proposta di aprire a non ben identificate forme di finanziamento privato. Le esigenze sono ben altre”. Così Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, commenta le dichiarazioni del ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, riguardo alla proposta di differenziazione degli stipendi dei docenti. Questa storia degli stipendi differenziati per aree geografiche è un’offesa alla Costituzione e al personale della scuola, ha aggiunto anche Rosolino Cicero di Ancodis. Intanto il ministro prova a rassicurare: “Mai messo in discussione il contratto nazionale 

“In primo luogo – continua la Cgil, stavolta con la voce di Francesco Sinopoli – occorre garantire retribuzioni dignitose per tutti i lavoratori della scuola, a prescindere da dove prestano servizio, che attualmente hanno gli stipendi tra i più bassi di tutta la PA oltre che a livello europeo. Poi occorre sostenere il personale che opera in territori disagiati socialmente dove più forte si registrano fenomeni di dispersione e abbandono scolastico (diffusi al nord come al sud) e che hanno bisogno di supporto sul piano didattico e di sostegno sul piano organizzativo ed economico. Da ultimo occorre sostenere chi per lavorare è costretto a trasferirsi in regione diversa e distante da quella di residenza e pertanto abbisogna di ausili e misure di sostegno (riguardo gli alloggi, i trasporti ecc)”.

“Per fare tutto questo – continua il segretario della FLC Cgil – necessitano finanziamenti pubblici per portare gli investimenti alla media degli altri Paesi europei, occorre che il governo decida di investire nel sistema d’istruzione nazionale a partire dalle retribuzioni del personale docente e ata, stanziando le risorse necessarie per il rinnovo contrattuale 2022-2024 (ad oggi privo di finanziamento) oltre che portare finalmente a conclusione la trattativa che riguarda ancora il CCNL 2019-2021. Assicurare stipendi dignitosi, finanziamenti pubblici alle scuole statali e misure di supporto a tutto il personale in servizio e la stessa qualità del servizio in tutte le scuole del Paese e” la via maestra per garantire a tutti gli studenti parità di trattamento ed effettivo esercizio del diritto all’istruzione come previsto dalla Costituzione. In questo quadro le dichiarazioni del Ministro Valditara circa l’intervento dei privati la riteniamo di una delle tante boutade che negli ultimi tempi stanno circolando sulla scuola”.

La Uil Scuola chiede chiarimenti al Ministro: “Ci auguriamo che le recenti dichiarazioni riprese da alcuni organi di stampa non corrispondano effettivamente ai programmi sulla scuola che il Ministro Valditara vorrà attuare – dice Giuseppe D’Aprile -. Diversamente significherebbe rimettere radicalmente in discussione l’assetto del contratto collettivo nazionale accentuando la diseguaglianza sociale che, a parità di lavoro, porta a percepire stipendi diversi sulla base del luogo dove si svolge la propria attività. Per questo chiederemo al Ministro chiarimenti formali in merito. Se veramente si vuole sostenere la scuola statale nazionale, e il lavoro che oltre un milione di persone – non solo docenti ma anche ATA e Dirigenti – svolge ogni giorno per farla funzionare al meglio, allora bisogna investire risorse statali sia nelle spese strutturali che nei capitoli delle spese correnti, rinnovare i contratti per tempo, utilizzare le risorse messe a disposizione dall’Europa e sottrare la scuola dai vincoli di bilancio per riconoscere a tutto il personale della scuola stipendi dignitosi che valorizzino il lavoro di tutti i giorni, da Nord a Sud”.

In disaccordo con la proposta del ministro Valditara anche Ancodis, l’Associazione nazionale collaboratori dirigente scolastico: “Piuttosto che sostenere la retribuzione del lavoro espletato nelle diverse forme sulla base della qualità e della quantità – questo recita la Costituzione italiana – si parla di differenziare gli stipendi dei docenti sulla base dell’area di residenza e del costo della vita. Allora, se si vuole differenziare, si differenzi sulla base dei seguenti criteri:
 
a) servizio nelle cosiddette “scuole a rischio” di dispersione;
b) servizio in territori ad alto tasso di devianza minorile, dove la scuola è l’unico avamposto di socialità e di legalità;
c) servizio in territori con elevata incidenza di povertà educativa;
d) servizio in aree territoriali con difficile accesso (aree montane e isole minori);
e) qualità e quantità del lavoro aggiuntivo e non contrattualizzato espletato – oltre l’attività didattica – per il funzionamento organizzativo e didattico.
Allora si che potremo finalmente dire di avere rispettato la nostra Costituzione Italiana!”.
 
Intanto il ministro Valditara prova a rassicurare circa le sue affermazioni: “Non è mai stato messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud; ho solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane. Insieme con sindacati e regioni si ragionerà anche di questo aspetto, per cercare soluzioni adeguate in favore di docenti e personale scolastico”.
 
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