Stereotipi di genere su libro di scuola: siamo veramente tutti sessisti?

La notizia, se di notizia vogliamo parlare, del sussidiario “sessista” che attribuisce al papà il compito di lavorare e leggere e alla mamma le mansioni di cucinare e stirare sembra togliere il sonno alla scuola italiana. Non c’è sito, pagina o gruppo  social che non ha ripreso, anche ironicamente questa foto, alternando indignazione, umorismo, riflessioni di natura sociale, politica, antropologica.

Personalmente credo sia tutto un grande bluff.

In primis un dato di fatto. Le donne lavorano quanto gli uomini, lo dicono i dati ufficiali ISTAT, ma sempre la stessa fonte ci ricorda che purtroppo dopo il parto una donna su tre deve smettere, anche se temporaneamente, di lavorare. Questo fatto rappresenta una piaga sociale e un dramma per molte famiglie. Ma purtroppo la realtà è questa.

Contestualmente, per diverse ragioni, i bambini sono più abituati a vedere in casa la mamma e il papà rientra più tardi dal lavoro. Questo non significa che sia giusto o auspicabile, tutt’altro, ma solo che è più frequente per un bambino vedere il papà rincasare più tardi (anche se spesso torna dal calcetto e non dal lavoro). La mamma stira, anche i papà. Personalmente non ho mai visto stirare mio padre, ma sarebbe sciocco riportare la realtà alla mera esperienza personale. Faccio un breve giro di telefonate e chiedo ai miei amici su WhatsApp. Su trenta intervistati circa il 30% stira, al contrario del 90% delle loro compagne. Il triplo delle mamme, rispetto ai papà. Sul cucinare la percentuale è diversa (40% papà e oltre l’80%  le mamme), ma vede nella quotidianità per la maggior parte dell’esiguo campione d’intervistati, la mamma in cucina.

Fatte tale premessa condividiamo alcune riflessioni.

La scuola italiana è oggi sotto attacco, un attacco continuo. Le famiglie sono sempre più difficili da incontrare, la fiducia verso il corpo docente tende ad essere fluttuante ed incostante. Il patto educativo tra scuola e famiglia è spesso rotto e per ricostruirlo ci vuole grande pazienza e spesso neanche basta. Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, sostiene che i docenti del Sud debbano “impegnarsi forte”, gli stipendi dei docenti e dei dirigenti sono tra i più bassi d’Europa, i casi di bullismo all’ordine del giorno. La scorsa settimana uno studente di origine egiziana è stato picchiato fuori scuola e non era la prima volta.

A fronte di questa situazione complessa e per certi versi drammatica, il problema sembra essere una stupida frase che i bambini di una scuola primaria hanno dovuto compilare, chissà, magari senza dargli alcun peso.

Scusate non mi lego a questa schiera, morrò pecora nera” canta Guccini nella bellissima canzone di notte n. 2. Così come non mi lego alla schiera di chi ironizza sulla scuola, sulle sue difficoltà, sugli aspetti da migliorare e non mi lego alla schiera di chi crede che i docenti lavorino poco, facciano tre mesi di vacanza, aderiscano a tutti gli scioperi di categoria. Faccio la stessa scelta e non mi lego alla schiera di chi vuole distogliere l’attenzione dell’opinione pubblica dai veri problemi della scuola, tirando fuori una foto dove tra “tramontare”, “stirare” e “cucinare” i bambini son invitati a scegliere due verbi corretti.

Vorrei invece che si riflettesse sull’aumento delle patologie professionali dei docenti, dovute a un grande impegno, spesso emotivo, che quotidianamente devono affrontare. Vorrei porre l’attenzione sulla disparità salariale con gli altri paesi dell’eurozona. Vorrei che nella scuola dell’infanzia e nella primaria ci fossero più uomini e vorrei allo stesso modo più donne tra i dirigenti scolastici. Qui ci sono le vere disparità.

Credo che la scuola abbia bisogno di altro: di passione, di impegno e di buona politica. Di un amore incondizionato verso la città. Ora vi saluto, mi scuso, ma ho una montagna di vestiti da stirare.