Spinelli a scuola: pm chiede processo per preside

La Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio di Bruno Dagnini, preside del liceo scientifico Ettore Majorana di Rho, grosso comune dell’hinterland milanese, perchè sarebbe stato troppo permissivo nei confronti degli studenti che, all’ora della ricreazione, in cortile e nei bagni, si facevano gli spinelli. Dopo la chiusura dell’inchiesta, con il deposito degli atti, l’interrogatorio del preside che aveva chiesto di chiarire la vicenda e ulteriori indagini, il pm Gianluca Braghò nei giorni scorsi ha chiesto il rinvio a giudizio di Dagnini per omessa denuncia, favoreggiamento personale e agevolazione dell’uso di sostanze stupefacenti. Secondo il magistrato, Dagnini, che ha sempre respinto le accuse, non avrebbe controllato o impedito quanto accadeva nel suo istituto: sarebbe stato tollerante al punto da violare la legge.

Le prime indagini, che portarono agli arresti di tre ragazzi, partirono nell’ottobre del 2002 quando ai carabinieri di Rho arrivarono segnalazioni da parte dei genitori di diversi studenti, preoccupati per la diffusione delle canne nelle scuole. I militari cominciarono a indagare in 10 istituti nell’area del grosso centro industriale a nord-ovest di Milano. In maggio, dopo mesi di controlli, i carabinieri passarono all’azione. Al Majorana arrestarono, nel cortile, uno studente che aveva in tasca 20 grammi di hashish. Un’altra ventina di grammi di sostanze stupefacenti vennero ritrovati in un vano antincendio del liceo mentre nei bagni mozziconi di spinelli e su un davanzale anche tracce di cocaina.

All’esterno di un’altra scuola superiore di Rho, il tecnico per geometri “Mattei”, già nell’ottobre 2002 vennero arrestati due ragazzi, che frequentavano però un altro istituto, mentre spacciavano droga leggera passandola attraverso le cancellate dell’edificio.

Nel corso dell’inchiesta un’ottantina di persone tra genitori, studenti, insegnanti e personale scolastico sono stati interrogati. Bruno Dagnini giè ai tempi delle chiusra delle indagini condotte dal pm Braghò aveva dichiarato di avere “la coscienza a posto” e aveva precisato di non aver mai tollerato il consumo e la vendita di droga all’interno dell’edificio scolastico da lui diretto, anzi di avere modificato il regolamento interno adottando molte restrizioni. Ora la parola spetta al gip.