Spetterà alle scuole decidere il futuro del docente unico?

Tra pochi giorni verrà pubblicato il regolamento di riordino del primo ciclo, che come di consueto sarà accompagnato  probabilmente da note esplicative e interpretative.

L’occasione potrebbe essere colta per definire con chiarezza la portata della figura del docente unico; se, cioè, interamente speso per le sue 22 ore di insegnamento sulla stessa classe oppure se impegnato sulla classe in forma prevalente, lasciando posto ad altri colleghi specializzati in talune discipline particolari (motoria, musica, inglese, ecc.) come avviene da tempo, ad esempio, in molte scuole paritarie (il cosiddetto modello stellare).

Per il momento ci si deve accontentare della circolare sugli organici (che non è cosa da poco). Nella circolare n. 38/2009 sugli organici si afferma genericamente che “il tempo scuola è definito in 24 ore settimanali … corrispondente al modello del docente unico, con conseguente superamento del precedente assetto modulare e delle compresenze…

Cosa sia esattamente questo modello del docente unico qui non lo si precisa. In altra parte si afferma invece che “Non v’è dubbio che un ruolo fondamentale, ai fini della corretta e puntuale attuazione delle istruzioni di cui alla presente circolare, rimane demandata alle istituzioni scolastiche e alla piena valorizzazione da parte delle stesse degli spazi di flessibilità che l’autonomia consente“.

E ancora, più avanti: “L’istituzione scolastica, nell’esercizio dell’autonomia didattica ed organizzativa prevista dal d.P.R. n. 275/99, articola il tempo scuola in modo flessibile, individuando le soluzioni più idonee per il migliore impiego delle risorse disponili“.

Sembra di capire, insomma, che il docente unico, in sostituzione del team docenti, possa essere considerato con una certa flessibilità, consentendogli anche qualche ora di lezione in altre classi, rimpiazzato da colleghi con altre competenze disciplinari.

Potrebbe essere una soluzione sensata.