Sperimentazione secondo ciclo: la ‘mazzata’ delle Regioni

Le Regioni Lazio, Basilicata, Calabria, Campania, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta e Sardegna, nonché la Provincia autonoma di Trento, hanno presentato ricorso al Tar del Lazio e chiesto la sospensiva contro i provvedimenti del Miur con i quali il ministro dell’istruzione avrebbe disatteso l’accordo politico-giuridico raggiunto in una sede formale (Conferenza Unificata) con le Regioni. Accordo che aveva differito all’anno scolastico 2007/2008 l’entrata in vigore della riforma del secondo ciclo. La Toscana inoltre ha sollevato il conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale.
I decreti legislativi – si sostiene nel ricorso giurisdizionale – hanno alterato il sistema costituzionale delle competenze regionali in materia d’istruzione, incidendo negativamente sulle programmazioni regionali della rete scolastica e dell’offerta formativa già in atto e calibrate sul precedente ordinamento.
Il progetto – sostengono le Regioni del centrosinistra – radica percorsi di studio che al di là del progetto stesso dovranno per forza continuare fino all’ultimo, ipotecando le libere scelte delle regioni.
L’inattesa anticipazione del nuovo ordinamento ha generato confusione nel mondo scolastico, pregiudicando i diritti degli studenti e delle famiglie nella scelta della scuola e “ha comportato – ha sottolineato Silvia Costa, responsabile del Coordinamento della IX Commissione Istruzione della Conferenza delle Regioni – una violazione del principio di leale collaborazione che deve sempre caratterizzare il rapporto Stato-Regioni“.
Il contenzioso conferma che sulle questioni scolastiche anche il metodo è questione decisiva e che se il ministro e la maggioranza avessero prestato attenzione nelle sedi di confronto istituzionale con le Regioni alle questioni oggetto di impugnativa davanti al giudice amministrativo ed alla Corte Costituzionale avrebbe favorito la ricerca di soluzioni adeguate, evitando di attribuire alle scuole responsabilità e compiti non propri che invece di rafforzarle rischiano di indebolirle e isolarle.
Infatti, il maggior numero di studenti riversatisi verso i licei avrà ripercussioni sull’organizzazione delle scuole, sugli organici e, più ancora, sulle situazioni di vita dei ragazzi e delle famiglie, ma anche sugli esiti formativi.
Ma si sono scelte altre strade. Il governo ha continuato a decidere senza tener conto delle nuove competenze e dei nuovi livelli di governo locale con la conseguenza di un sistema che si presenta in grave affanno, con i sindacati fortemente critici, il personale scolastico deluso e scontento, le famiglie disorientate, l’ANCI fortemente preoccupata.