
Sperimentazione: scuole guardinghe, in attesa delle elezioni
Di adesioni da parte delle scuole al “Progetto di innovazione” lanciato dal MIUR ai primi di febbraio ne stanno venendo per ora poche, malgrado l’impegno chiesto ai Direttori generali degli Uffici Scolastici Regionali, appositamente convocati a Roma, di far conoscere il testo del decreto 775/2006 ai dirigenti scolastici, in modo che lo possano sottoporre tempestivamente ai Collegi dei docenti, al Consiglio di Istituto per l’inserimento nel POF, e alle famiglie.
Risulta che in alcuni casi i dirigenti scolastici, specialmente di istituti tecnici e professionali, pur non contrari in linea di principio, temono di non poter trovare una maggioranza favorevole in seno ai Collegi, anche perché i sindacati degli insegnanti hanno preso posizioni assai critiche verso il decreto, invitando i loro associati a votare contro l’adesione al progetto, e mobilitando le RSU nello stesso senso. Una volta ottenuta l’adesione dei docenti al progetto (che va però contestualizzato, e può essere realizzato in modi diversi, che occorre precisare), ci sarebbe poi il problema di convincere i genitori ad iscrivere i loro figli alla o alle classi che lo attueranno.
I tempi d’altra parte sono molto stretti, perché le Direzioni regionali devono raccogliere le adesioni, verificarle dal punto di vista della fattibilità tecnica, e inviare i piani regionali al MIUR (Direzione generale degli ordinamenti) entro il 10 marzo 2006.
Nelle riunioni con i dirigenti scolastici promosse dai Direttori Generali in molte Regioni, emerge non tanto l’indisponibilità quanto una diffusa perplessità circa l’opportunità di impegnare le scuole (gli allievi, le famiglie, gli insegnanti) nella sperimentazione di un modello di riforma che potrebbe essere annullato, o quanto meno sospeso, non solo per un possibile cambio di maggioranza nelle prossime elezioni politiche, ma anche per effetto del contenzioso che le Regioni stanno promuovendo davanti al Tar Lazio, con richiesta di sospensiva del provvedimento, ed alla Corte Costituzionale per sollevare il conflitto di attribuzione.
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