Sperimentazione del 2° ciclo. Ancora tegole sul Miur

Anche la Regione Marche, come altre regioni fra cui Emilia Romagna, Umbria, Piemonte, ha deciso di non attivare nuovi percorsi sperimentali nelle scuole del secondo ciclo: né nuovi indirizzi di studio né iniziative per l’offerta formativa integrata istruzione-formazione.
L’Unione delle Province ha da parte sua chiesto formalmente il ritiro del decreto che anticipa all’anno scolastico 2006-2007 l’avvio della riforma Moratti per le scuole superiori.
Secondo il presidente dell’Upi, Fabio Melilli, “molte Province hanno deciso di non sostenere, in termini di supporto logistico e di risorse, l’attuazione del decreto, altre stanno avviando, insieme a Regioni e Comuni, azioni legali di ricorso contro la norma“. Per Melilli la “situazione di caos può essere ricomposta, se il Ministro Moratti si decide a ritornare sui suoi passi“.
Altre due tegole insomma per “il progetto nazionale d’innovazione” lanciato con il decreto ministeriale del 31 gennaio 2006.
Quel che preoccupa è che nella scuola si è generata la percezione di un sistema ingovernabile e di una quotidianità difficile.
Si può cogliere una buona dose di masochismo nella decisione del Miur che sembra non aver valutato gli impatti e le invadenze che il progetto d’innovazione determina sulle competenze delle Regioni. Con il rischio di rimettere la riforma sull’ottovolante delle riforme annunciate, contrastate, applicate a metà e di nuovo riformate.
La stessa risposta del 17 febbraio 2006 del ministro Moratti a Silvia Costa, coordinatrice nazionale degli assessori all’istruzione, conferma che nel processo di attuazione della riforma è stata sottovalutata la dimensione strategica del ruolo delle Regioni. Essa infatti appare priva di respiro politico, dal tono formale, burocratico, non convincente né risolutiva dei dubbi di legittimità sollevati su aspetti del decreto dall’assessore della Regione Lazio.