Spagna: adelante con juicio

I primi passi del nuovo governo spagnolo, guidato dal leader socialista Zapatero, appaiono improntati a una certa prudenza, almeno nel settore della politica scolastica. D’altra parte, anche il primo governo Aznar, vinte le elezioni, evitò a suo tempo di bloccare l’attuazione della riforma generale avviata nel 1990 dal governo socialista (Logse), e anzi la portò a compimento senza sostanziali cambi di rotta.

Solo negli ultimi due anni il secondo governo Aznar ha messo in cantiere non una riforma generale, ma alcune modifiche all’impianto esistente, attraverso una legge di revisione parziale dell’ordinamento, denominata “Ley de Calidad” (Loce). La principale modifica, consistente nell’introduzione di elementi di diversificazione dei percorsi nel biennio terminale della scuola dell’obbligo (14-16 anni) a partire dal prossimo settembre 2004, sarà comunque sospesa dal governo Zapatero, come preannunciato dalla responsabile scuola del PSOE. Il governo socialista si troverà però a sua volta a dover affrontare il problema dell’elevato tasso di demotivazione, dispersione e perdita complessiva di qualità che si registra nell’attuale scuola spagnola, da tutti riconosciuto come un nodo strategico fondamentale.

La questione è complicata, come mostrano gli analoghi problemi che si riscontrano nella scuola francese (dove il secondo biennio del Collège è diversificato) e in quella italiana: la soluzione contemplata nella Loce, voluta dal centro-destra, assomigliava per certi aspetti a quella prevista in Italia dalle legge n. 9, promossa da noi dal centro sinistra ma abrogata dal centro-destra: percorsi integrati nel primo anno del biennio, e scelta più caratterizzata nel secondo, compresa la formazione professionale. Ripristinare sic et simpliciter il biennio unico introdotto nel 1990 dal socialista Felipe Gonzales potrebbe non essere facile neppure per il socialista Zapatero.