
Oltre alla cattiva distribuzione dei posti di sostegno che affonda le sue cause anche (ma non del tutto) su cause locali e su decisioni amministrative di livello territoriale, vi è stata negli ultimissimi anni una inspiegabile difformità di criteri per la stabilizzazione dei docenti di sostegno adottata dal ministero dell’istruzione. Nel dossier sull’handicap che Tuttoscuola ha pubblicato all’inizio di questo anno scolastico – scaricabile gratuitamente da www.tuttoscuola.com – si dà conto puntualmente di questa strana situazione che emerge chiaramente anche nei decreti sugli organici firmati dallo stesso ministro Gelmini per l’anno scolastico 2010-11.
La legge finanziaria 2008 ha previsto che il 70% di tutti i posti di sostegno siano costituiti in organico di diritto. Su quei posti vanno docenti di ruolo che possono assicurare continuità didattica e stabilità del sistema, sugli altri posti vanno docenti precari nominati di anno in anno e fino al termine delle attività didattiche.
Con il 2010-11 quel 70% di posti stabili è stato finalmente raggiunto, ma…
Prima del varo della legge che ha fissato al 70% l’indice di stabilizzazione, alcune regioni – tutte rigorosamente del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Campania e Sardegna) – quella percentuale l’avevano già raggiunta e superata. Tutto lasciava intendere, quindi, che sarebbero state le altre regioni a crescere verso l’indice fissato, invece quelle regioni hanno continuato a crescere in stabilità e con loro altre regioni meridionali che hanno tutte superato il livello previsto (la Basilicata ha superato il 90%).
Per contro tutte le regioni settentrionali e, in parte, centrali sono rimaste sotto il 70%, con punte minime del 54,7% in Emilia, 55,4% nelle Marche, 56,4% in Lombardia e 56,7% nel Veneto. Ed è proprio in queste regioni che si registra la maggiore precarietà (instabilità dei docenti di sostegno).
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