Sorpresa: i docenti maschi potrebbero aumentare

Confrontando i dati del portale del Miur relativi agli anni scolastici 2015-16 e 2017-18 per i docenti statali con contratto a tempo determinato annuale e fino al 30 giugno sembra emergere un’inversione di tendenza nel rapporto di genere.

Nella scuola dell’infanzia dove, come si è visto, i docenti maschi di ruolo rappresentano complessivamente lo 0,7%, quelli con contratto a tempo determinato raggiungono in media l’1% (confermato nei due anni scolastici esaminati). In alcune regioni la percentuale nel 2017-18 è più alta, come, ad esempio, in Basilicata con il 2,5%, in Friuli VG con il 2% e in Piemonte con l’1,9% (due anni prima era del 2,1%).

Nella scuola primaria dove i docenti maschi con contratto a tempo indeterminato rappresentano complessivamente il 3,6%, quelli con contratto a tempo determinato invece raggiungono nel 2017-18 in media il 5,9% (due anni prima erano al 5,7%). Nelle regioni del Nord Ovest, con tendenza all’incremento, gli uomini raggiungono il 7,8%, mentre in quelle del Mezzogiorno restano al 3-3,5%. La punta più alta si registra in Lombardia dove i supplenti uomini passano dal 6,4% del 15-16 all’8,4% di due anni dopo.   

I professori supplenti della scuola secondaria di I grado, pur con una minima flessione tra le due annate, si attestano intorno ad una percentuale media del 26,9% (la media tra i professori di ruolo è di 21,7%, cioè cinque punti percentuale in meno). Le percentuali maggiori in Basilicata (45,5% in aumento), in Molise (40,1%), in Calabria (35,9%).

Da notare che nelle regioni del Mezzogiorno la percentuale di professori uomini supplenti è superiore alla percentuale media nazionale, mentre nella scuola primaria e nell’infanzia è inferiore, evidenziando come l’essere ‘professore’ piuttosto che ‘maestro’ sembra esercitare un’attrazione maggiore in quei territori.

Anche negli istituti di secondaria di II grado la percentuale media di supplenti uomini (38,3%) si conferma di gran lunga maggiore di quella dei colleghi di ruolo (34,3%) con percentuali superiori al 40% in Basilicata, Calabria, Friuli, Veneto, Lombardia, Molise e Piemonte.

Con i nuovi concorsi alle porte, per far fronte al significativo ricambio generazionale che aspetta la classe insegnante italiana, è prevedibile che la maggiore incidenza di docenti uomini tra i precari si tradurrà in una maggiore incidenza anche tra i docenti di ruolo. Insomma si preannuncia una leggera inversione di tendenza, dopo anni e anni di valanga rosa sulle cattedre italiane.

Se anche dai prossimi concorsi uscirà una percentuale di insegnanti maschi simile a quella dei precari, la scuola potrà trarne vantaggio in termini di maggiore equilibrio di genere.