Sorpasso: i segretari ora guadagnano più dei professori

E’ un sorpasso storico quello che si verifica nella scuola con il nuovo contratto: dal gennaio 2003 nella scuola statale i segretari degli istituti sono pagati più dei professori della secondaria superiore.
Senza nulla togliere al merito dei segretari che per effetto dell’autonomia scolastica hanno maggiori carichi di lavoro e responsabilità, il sorpasso a danno dei professori è un fatto clamoroso.
Fino a circa tre anni fa i segretari erano pagati come i maestri elementari (che tra i docenti sono quelli che guadagnano di meno). Poi, diventati Direttori dei Servizi Generali e Amministrativi (DSGA) con un corso di formazione di 100 ore, hanno fatto un salto retributivo notevole, diventando ora i più retribuiti del comparto (i dirigenti scolastici hanno un contratto a parte).
Analogo salto retributivo non è avvenuto, e non avverrà nell’immediato, per i docenti, anch’essi investiti con nuovi compiti dai processi di riforma.
Insomma i DSGA, la maggior parte dei quali diplomati di scuola secondaria (i futuri assunti dovranno essere laureati), hanno ottenuto un giusto riconoscimento per le nuove funzioni (e ora aspirano ad essere riconosciuti come “quadri”); ma i professori, laureati, restano al palo o poco più.
All’inizio della carriera un DSGA avrà ora in busta paga 54 euro netti al mese più di un professore di prima nomina e a fine carriera 34 euro mensili più del professore con 40 anni di servizio (ecco le differenze per fascia di anzianità).
Questo sorpasso potrebbe essere non privo di effetti anche nei rapporti all’interno degli istituti. Se è vero che negli ambienti di lavoro “si conta” anche in base a quanto si guadagna, questo sorpasso potrebbe dare l’impressione ai docenti di essere considerati meno importanti.
E se la classe insegnante è scivolata notevolmente nella scala della considerazione sociale negli ultimi decenni (anche proprio per effetto dei modesti livelli retributivi), c’è da chiedersi quanto il fatto che i professori scendono ora di livello anche all’interno del “microcosmo scuola”, contribuisca a invertire la tendenza della rivalutazione sociale degli insegnanti italiani, tanto conclamata a parole.