Smartphone in classe: l’antidecalogo di Calvani

L’Associazione SApIE (Società per l’Apprendimento e l’Istruzione informati da Evidenza – www.sapie.it), presieduta da Antonio Calvani, docente di Didattica e Tecnologia dell’istruzione all’Università di Firenze, uno dei più noti studiosi dell’impatto delle nuove tecnologie sui processi formativi, è il primo firmatario di una sorta di antidecalogo che si contrappone frontalmente, punto per punto, al Decalogo del Miur.

Si tratta di un vero e proprio caveat. Ecco i dieci anti-punti.

  1. Non è scontato che l’innovazione sia di per sé positiva: occorre valutare le conseguenze.
  2. Non ci sono evidenze scientifiche di un significativo miglioramento negli apprendimenti scolastici dovuto a inserimenti massicci di tecnologie al di fuori di obiettivi circoscritti e ben finalizzati. Sono le metodologie didattiche, e non le tecnologie, a fare la differenza.
  3. I bambini nella prima età formativa non hanno ancora strutture cognitive adeguatamente sviluppate. Le tecnologie, alleggerendo il carico cognitivo, disattivano processi cognitivi e riflessivi anche importanti.
  4. I casi in cui le tecnologie sono utili sono particolari (servono, per esempio, a supportare la didattica rivolta a soggetti con disabilità), e richiedono una specifica competenza da parte del docente.
  5. Neurologi e psicologi rilevano fenomeni come la riduzione dell’attenzione, della concentrazione, della capacità comunicativa attraverso lo sguardo, associabili alla eccessiva esposizione dei bambini ai nuovi media.
  6. Il BYOD (Bring Your Own Device: il permesso dato agli alunni di portare in classe il proprio smartphone o tablet), incoraggiato dal Miur, rischia di distrarre gli alunni e di provocare nuove forme di discriminazione sociale legata alla diversa qualità tecnica dei dispositivi posseduti.
  7. Non è giusto scaricare sugli insegnanti la responsabilità dei fallimenti. Servono esempi e dimostrazioni convincenti su come e quando i devices si possono utilizzare ed evidenze affidabili sui risultati.
  8. I fautori delle nuove tecnologie ne associano l’impiego alla crescita di senso critico, creatività, cittadinanza, ma le esperienze finora prodotte sono “di una banalità sconcertante”.
  9. Le neuroscienze segnalano l’importanza di una educazione alla scrittura manuale, e alla lettura nei formati tradizionali.
  10. I decisori politici dovrebbero acquisire le risultanze della ricerca evidence-based prima di pronunciarsi.

È auspicabile che il dibattito su tematiche così importanti si sviluppi nel modo più ampio e documentato. Tuttoscuola lo segue da anni con attenzione, e ne darà puntualmente conto ai lettori.