Si parla di nuovo degli istituti ‘tecnico-professionali’

Quello degli istituti tecnico-professionali, con la lineetta, rischia di diventare un tormentone come la disputa sulla lineetta che doveva esserci, o non esserci, nella parola centro-sinistra.

La commissione cultura della Camera ha infatti all’ordine del giorno la discussione del disegno di legge (atto parlamentare n. 2273 ter, intitolato “Scuola, imprese e società”), derivante dallo stralcio di alcuni articoli del disegno di legge Bersani sulle liberalizzazioni, poi trasformato in decreto legge e successivamente convertito nella legge n. 40/2007.

Il fatto è che l’art. 13 della legge n. 40 ha disciplinato la materia degli istituti tecnici e professionali in modo diverso da come aveva fatto l’originario disegno di legge Bersani, e da come fa il ddl ora in discussione, che ne è uno stralcio. Il citato art. 13, che è ormai legge in vigore, mantiene, e anzi sottolinea la distinzione tra gli istituti tecnici e quelli professionali, mentre il ddl all’esame della commissione cultura della Camera parla ancora di istituti tecnico-professionali, da unificare e ridurre nel numero.

In teoria il Parlamento potrebbe accogliere questa impostazione – che era sostenuta peraltro, a nostro avviso, da solide motivazioni – e modificare nuovamente la materia, ma è verosimile che il governo e la maggioranza mantengano ferma la decisone più recente, contenuta nell’art. 13, che in pratica significa il ritorno non solo a “prima della Moratti” ma addirittura a “prima di Berlinguer”, come mostra il riferimento al Testo Unico del 1994.
Le sole novità sarebbero, per gli istituti professionali, la riduzione dell’orario settimanale da 40 a 34 ore (con organico programmato su 36) e la soppressione del diploma triennale di qualifica (ma non è detto che essi non lo possano conservare d’intesa e su delega delle Regioni). Back to the future, insomma. Ma per ora si vede di più il back, il passato.