Sei idee per la scuola, gli insegnanti di scienze naturali dicono la loro

Pubblichiamo le riflessioni di Attilio Pasqualini, della Commissione Riordino dell’ANISN (Associazione degli Insegnanti di Scienze Naturali), sul nostro dossier “Sei idee per rilanciare la Scuola”.

Il dossier è a disposizione di ricercatori ed esperti, di rappresentanti della scuola (associazioni professionali, genitoriali e studentesche, operatori scolastici) e della società (imprenditori, amministratori locali, volontariato, dirigenti pubblici etc), con l’intento di offrire uno stimolo alla riflessione e con l’impegno a diffondere con i mezzi a nostra disposizione i contributi – anche quelli critici, purché propositivi – che la nostra iniziativa intende sollecitare.

Commenti e opinioni possono essere indirizzati a redazione@tuttoscuola.com.

Continueremo a darne conto, alimentando il dibattito, sul portale tuttoscuola.com, sulla newsletter settimanale TuttoscuolaFOCUS e sul mensile Tuttoscuola. Inviate una mail di richiesta del dossier (gratuito) indicando recapiti e professione a tuttoscuola@tuttoscuola.com .

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L’ANISN ritiene utile e necessaria l’iniziativa di TUTTOSCUOLA di aprire  un confronto nel mondo della scuola attraverso concrete considerazioni e proposte  ed auspica che l’iniziativa riscuota l’attenzione che merita da parte innanzitutto del Ministro Carrozza ma anche di quanti, nelle istituzioni, si occupano di scuola.

Il dossier affronta problematiche che riteniamo fondamentali e propone soluzioni in parte pienamente condivise dalla nostra Associazione. In questa breve nota desideriamo sottolineare quelle parti in cui più forte è il nostro consenso o il nostro dissenso.

Ci preme in ogni caso affermare che, purtroppo,  i “mali” della nostra scuola si estendono anche ad altri aspetti altrettanto importanti ma che non sono oggetto del dossier; ci riferiamo alla stessa organizzazione dell’offerta formativa (peraltro oggetto del recente “riordino”) che permane poco unitaria,  rigida,  astratta, con significative incongruenze nei tempi scuola e priva di opzionalità.

Premessa

Condividiamo l’osservazione che la scuola si è a lungo fondata sul tacito accordo amministrazione/docenti : “ti pago poco ma non ti chiedo molto”. Ciò ha sempre danneggiato i tanti docenti, dirigenti ed ATA che hanno comunque dato molto. Va però detto che da parecchio tempo ormai “questo vecchio patto non scritto” è stato unilateralmente disdetto. La richiesta di maggiori prestazioni  dei docenti è cresciuta continuamente, e non solo da parte dell’amministrazione ma anche da parte degli studenti, delle famiglie, della società tutta.

Punto 1: Ottimizzare le risorse

Condividiamo  il fatto che esiste una grande domanda di servizi da parte dei giovani e del territorio in cui  è collocata la scuola. Va però detto che rispetto a 60, ma anche a 10 o 5 anni fa, molte sono oggi le scuole aperte in orario extracurricolare per svolgere attività di recupero, di approfondimento, corsi (di lingue, di cinema, di teatro, di musica, di informatica), laboratori, attività sportive  e a volte non solo per i ragazzi della scuola ma anche per i docenti o per i genitori o, più raramente, per il territorio. Tantissimo si potrebbe fare estendendo sistematicamente, mediante reti di scuole, l’offerta di servizi. Si avrebbe uno spostamento di risorse dal privato alla scuole, con benefici sia per queste ultime (non solo in termini economici ma anche di efficacia dell’azione formativa), sia per le famiglie (costi più contenuti e migliore qualità dell’offerta). 

Non crediamo che la necessità di più personale  per la maggiore offerta di servizi possa aiutare a sbrogliare la matassa dei precari; ciò può determinarsi solo con un ampliamento dell’offerta formativa curricolare, da realizzare ad esempio introducendo o potenziando fortemente le opzioni curricolari; ma questo richiederebbe la costituzione di un organico funzionale assegnato alle scuole (o a una rete di scuole) e quindi la necessità di un impegno finanziario dell’amministrazione.

D’altra parte l’estensione orizzontale e verticale del calendario scolastico, comportando un significativo aumento della prestazione professionale dei docenti, soprattutto per il recupero e l’approfondimento, non potrebbe essere compensato con i soli proventi degli altri servizi offerti dalla scuola. Anche la disponibilità di spazi per i docenti, indispensabili per ricevere gli alunni e le famiglie, per correggere gli elaborati, per preparare lezioni, laboratori e progetti, costituisce un problema tutt’altro che trascurabile, richiedendo l’estensione e la ristrutturazione degli spazi scolastici e quindi adeguati finanziamenti e andrebbe poi resa coerente con quanto proposto al Punto 5 del dossier.

Punto 2: Abbattere la dispersione

Ci sembra il punto più debole tra i sei proposti.

Condividiamo l’obiettivo di ridurre le bocciature e gli abbandoni mediante piani di studio personalizzati, corsi di recupero obbligatori, criteri di valutazione che riconoscano i progressi ed il contesto sociale. Va però detto che tutto ciò è già prassi diffusa anche se da estendere e rafforzare.

Non riteniamo  però che la lotta agli abbandoni  possa risolversi solo attraverso una riduzione  della richiesta di conoscenze e competenze da parte dei docenti e ancor meno mediante l’introduzione di un sistema di incentivi/disincentivi in  accordo con le famiglie, metodo del tutto improbabile nelle famiglie svantaggiate, forse meno in chi gode di una migliore condizione socio-economica. In genere l’insuccesso scolastico nasce dall’assenza di motivazione, non acquisibile in maniera coercitiva  (recupero ad oltranza, negazione del motorino) ma che deve fare i conti con  componenti psicologiche e sociali esterne alla scuola e sulle quali dovrebbero intervenire anche altre agenzie.  Un fattore che a nostro avviso incide sull’abbandono e che potrebbe contribuire a ridurre il fenomeno, risiede nella rigidità dei curricoli e, di conseguenza, dei gruppi classe. Di qui l’opportunità, a nostro avviso, di un sistema formativo che nel 2° ciclo offra percorsi opzionali che invece di “costringere” gli alunni alla frequenza di un rigido gruppo di corsi disciplinari standard, consenta scelte più flessibili e congeniali  alle diverse caratteristiche e aspettative dei ragazzi.

Non condividiamo l’ipotesi  di prevedere corsi di recupero obbligatori nel periodo metà giugno- fine luglio in cui impegnare tutti i docenti che poi “andrebbero in ferie come tutti ad agosto”. Va ricordato infatti che attualmente le scuole del 2° ciclo realizzano già i corsi di recupero nel mese di luglio ma che si ricorre significativamente ad esterni in quanto molti docenti sono impegnati negli esami di stato. Inoltre è noto che i docenti, a differenza di quanto avviene generalmente per il personale dipendente di altri settori pubblici e privati,  possono fruire delle ferie solo nei periodi di sospensione delle lezioni (salvo che per un massimo di sei giorni/anno peraltro di difficile applicazione.

Non riteniamo che si possano ottenere risorse per le scuole aumentando le tasse scolastiche, infatti, se è vero che si tratta di importi “irrisori”, è anche vero che i genitori versano sostanziosi contributi “volontari” oltre a contribuire, nel corso dell’anno per la realizzazione di visite didattiche e dei viaggi d’istruzione e per la partecipazione alle diverse attività extracurricolari di cui si auspica il potenziamento al punto 1.

Punto 3: Valorizzare gli insegnanti

Non condividiamo, anzi riteniamo incomprensibile, l’idea che si possa  valorizzare la funzione docente a costo zero. Non ci sembra plausibile che concentrare risorse solo su una parte dei docenti  senza provvedere dapprima  ad allineare gli stipendi di tutti  con quelli dei colleghi europei possa portare al risultato auspicato. Peraltro non ci risulta, almeno per i paesi con un sistema economico-sociale più vicino al nostro, un divario del solo  10-15% . Un sistema scolastico con una minoranza di docenti remunerati come nel resto d’Europa  ed una maggioranza di docenti sottopagati e indotti, di fatto, alla dequalificazione, non reggerebbe e finirebbe col determinare conflittualità ed accentuazione delle differenze tra territorio e territorio, tra scuola e scuola.

Condividiamo  l’opportunità di superare una concezione della carriera legata solo all’anzianità e consideriamo molto interessante l’oggettivizzazione del merito, ad esempio con un sistema di crediti formativi e di crediti professionali.

Condividiamo il potenziamento dell’autoaggiornamento e la riduzione degli adempimenti di tipo impiegatizio.

Punto 4: una vera autonomia

Condividiamo la necessità di una maggiore autonomia, anche didattica, delle scuole e di un sistema di valutazione indipendente dal MIUR che prenda in considerazione gli obiettivi strategici del sistema scolastico utilizzando indicatori oggettivi e che premi la qualità delle scuole con un apposito fondo.

Non condividiamo  che al finanziamento della qualità dei risultati possano accedere “indistintamente” le scuole statali e quelle paritarie in quanto queste ultime possono avvalersi di finanziamenti privati in misura ben diversa rispetto a quella delle scuole statali.

Punto 5: eliminare gli sprechi.

Condividiamo solo in parte l’eliminazione delle scuole con meno di 50 alunni. Riteniamo che vadano salvaguardate non solo quelle di centri isolati, ma anche tutte quelle scuole che in tanti piccoli centri costituiscono l’unico riferimento culturale di quelle piccole comunità. In tal senso andrebbe valutata, prima della soppressione, l’effettiva capacità di quelle “miniscuole” di fornire quei servizi di cui si auspica l’attivazione al punto 1.

Punto 6: digitalizzare la scuola

Condividiamo pienamente ma osserviamo l’inevitabile necessità di adeguati finanziamenti.