Secondo ciclo. UDC e Forza Italia attaccano la bozza di decreto

Tanto tuonò che piovve. All’interno della maggioranza i mal di pancia e le prese di distanza dalla bozza di decreto legislativo sul secondo ciclo, puntualmente riferiti da Tuttoscuola nelle scorse settimane, si sono trasformati in aperte critiche, che giungono, nel caso dell’UDC, alla formale richiesta di ritiro del provvedimento. E anche AN, che pure ha visto finora sostanzialmente accolte le sue richieste, sollecita una riunione di maggioranza (che si dovrebbe tenere tra una decina di giorni) per cercare un accordo che allo stato delle cose sembra, per usare un eufemismo, non facile.
Il responsabile scuola dell’UDC Beniamino Brocca, dopo aver informato il segretario e vicepresidente del Consiglio Follini, ha infatti rilasciato una durissima dichiarazione con la quale fa sapere al ministro Moratti che l’UDC “ribadisce ancora una volta la propria contrarietà alle ipotesi recentemente avanzate che gettano la scuola in uno stato di totale confusione; che stravolgono il quadro complessivo di sviluppo del sistema educativo; che tradiscono lo spirito e la lettera della legge di riforma n. 53/2003“. Per questo, continua Brocca, “si avanza la richiesta di ritiro immediato da parte del ministro Moratti della bozza di decreto legislativo” e la riprogettazione “da zero” del modello, che deve essere basato “sulla costruzione di un doppio canale autorevole ed equilibrato“.
Anche il Dipartimento scuola e università di Forza Italia rileva che la bozza di decreto legislativo sul secondo ciclo “presenta significative discordanze con la legge di riforma, al punto di vanificarne i propositi di cambiamento e di innovazione” e chiede sostanziali modifiche. “Spostare ulteriormente, come fa la bozza di decreto, il baricentro del ciclo secondario sul versante liceale, con l’inevitabile de-professionalizzazione dei diplomi tecnici e conseguente propedeuticità al proseguimento degli studi – sostiene Forza Italia – accentuerebbe i fattori di crisi del nostro sistema educativo, vanificando la domanda del sistema produttivo“.