Secondo ciclo. La soluzione? Il ‘campus’

Dopo il recente incontro con le Regioni, e su richiesta specifica delle Regioni, il Ministero si è mostrato insomma disponibile a ragionare non più, come ha fatto finora, per separazioni oppositive (parafrasando: «i licei sono miei, gli istituti tecnici che dovrebbero essere delle Regioni, li rinomino e me li prendo, gli istituti professionali li passo alle regioni»), ma adottando il criterio, diciamo così, dell’unità compositiva.
Il ruolo centrale di questa svolta molto importante è affidato alle istituzioni scolastiche. Ciascuna di esse, infatti, in base alla domanda e alla propria storia, può chiedere di attivare, sul piano ordinamentale, sia percorsi liceali sia percorsi di istruzione e formazione professionale di tre anni, quattro o più anni. Quindi anche di cinque (gli attuali istituti tecnici) o di sei e di sette/otto con la formazione professionale superiore. Saranno poi le regioni a razionalizzare l’offerta formativa sul territorio e ad autorizzare l’attivazione dei vari percorsi. In pratica, dopo accanite resistenze, si è pervenuti all’idea del “campus“; nelle cose se non proprio nelle intenzioni.
Tale sistema educativo, poi, si presenterà al proprio interno articolato in percorsi liceali e/o di istruzione e formazione professionale, ma senza dualismi e separazioni. La soluzione verrebbe dalla distinzione tra piano ordinamentale e piano gestionale. In sostanza è stato omesso di indicare chi fa che cosa.