Secondaria/1. Ma le Indicazioni dei licei sono “indicative”?

La bozza di Indicazioni nazionali per i licei pubblicata sul sito del Miur, e positivamente sottoposta al dibattito pubblico (pratica diffusa in altri Paesi, ma inconsueta in Italia), sta suscitando consensi per il metodo seguito, ma anche alcune perplessità per il merito.

Tre sono i propositi perseguiti dagli estensori della bozza, come si legge nel sito: “superare l’astratto enciclopedismo”, “tutelare la libertà di insegnamento”, e “garantire allo studente una preparazione solida e fondata sulla consapevolezza critica”.

Si può dire che tali propositi trovino riscontro nei documenti prodotti? E’ perplesso il presidente dell’ANP, Giorgio Rembado, secondo il quale “l’enciclopedismo tipico dei vecchi Programmi lascia ancora delle tracce evidenti“, perché “si privilegiano elenchi di contenuti che ci riconducono alla vecchia tradizione dei Programmi ministeriali“, mentre le Indicazioni nazionali “dovrebbero consistere nella determinazione degli obiettivi da lasciare poi alla autonoma programmazione dell’attività delle scuole“.

Si ripresenta qui, ancora una volta, una antica querelle, molto dibattuta anche in seno alla commissione Brocca vent’anni fa, tra i sostenitori di una modalità di scrittura dei programmi disciplinari (ed eventualmente interdisciplinari) centrata sugli obiettivi di apprendimento (pochi, chiari, riferiti alle prestazioni degli studenti, valutabili) e i fautori di programmi fondati sulla individuazione di contenuti prescrittivi, variamente definiti (“fondamentali”, “essenziali”, “irrinunciabili”).

Allora la controversia si risolse con un compromesso, che fece comunque qualche apertura, in nome dell’autonomia delle scuole, alla prima posizione. La bozza ministeriale, nella sua veste attuale, sembra invece di fatto più vicina al secondo modello.