Se il bilancio di una scuola arriverà a centinaia di migliaia di euro

Può essere interessante, per apprezzare la dimensione e la profondità del possibile impatto  introdotto dalle norme proposte, stimare quanto potrebbe valere per un’istituzione scolastica il provento derivante dal Cinque per mille, a cui potranno aggiungersi le erogazioni liberali di cui allo school bonus dell’art. 16, nonché le eventuali sponsorizzazioni (art. 3, c.2). Tutto ciò potrebbe portare il bilancio di alcune scuole a centinaia di migliaia di euro.

Ecco la stima: http://tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=35726

Le modalità di fundraising definite nel Ddl implicano la capacità delle singole scuole di attrarre queste risorse. Questo significa che ci saranno istituti che attrarranno molte risorse e altri che non saranno in grado di farlo. Ciò dipenderà non tanto dalla collocazione geografica e sociale (anche se le aree dove c’è un reddito medio più elevato, dove operano aziende interessate a fare sponsorizzazioni e soggetti disponibili a donazioni avranno condizioni più favorevoli), ma dalla abilità dei dirigenti scolastici e degli organi di istituto di creare le condizioni per essere ‘scelti’: visione, dinamicità, capacità di persuasione, ma anche necessità di farsi conoscere, di coinvolgere gli stakeholders. Sono sfide nuove per le scuole.

Questo processo potrebbe condurre a un grande cambiamento nelle condizioni di funzionamento della scuola statale: fino ad oggi tutti gli istituti potevano contare grosso modo sulle stesse risorse: poche, ma per tutti nella stessa misura. Domani il budget degli istituti potrebbe variare sensibilmente in funzione della capacità di fundraising.

Perciò:

  1. Appare indispensabile prevedere appositi fondi di compensazione gestiti centralmente, e alimentati anche da una quota parte dei finanziamenti privati alle scuole, per intervenire sulle realtà che ne avranno bisogno. Questo è in parte già previsto al comma 1, lettera c) dell’art. 15 sul Cinque per mille, laddove si destina un 10 per cento di risorse attribuite alle istituzioni scolastiche a quelle poste in zone a basso reddito (percentuale che dovrebbe essere incrementata). Riteniamo che un meccanismo simile debba essere previsto per tutti i capitali privati attratti dalle scuole, e che debba essere gestito dal Miur per intervenire a supporto dove riterrà più opportuno.
  2. Accanto ad una totale trasparenza e pubblicità nella gestione dei fondi, va rafforzato il modello di controllo all’interno dell’istituzione scolastica, che si dovrà dotare di modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire reati o comunque comportamenti non adeguati, e di modalità di vigilanza sul funzionamento e l’osservanza dei modelli, anche eventualmente attraverso appositi organismi dotati di autonomi poteri di iniziativa e controllo.
  3. Meccanismi compensativi dei poteri del dirigente scolastico in capo a organi collegiali. Si è molto discusso e polemizzato sulla figura del dirigente scolastico, disegnata secondo alcuni nel Ddl come quella di un ‘uomo solo al comando’. Tali osservazioni critiche vanno respinte se nascondono una richiesta di deresponsabilizzazione del dirigente (magari a favore del Collegio docenti o delle RSU), vanno invece accolte se sono finalizzate al rafforzamento e alla più ampia condivisione delle scelte di carattere strategico che competono alla scuola autonoma, soprattutto in presenza di risorse finanziarie aggiuntive come quelle provenienti da privati. Scuola autonoma non vuol dire autocratica. Uno strumento idoneo a sostenere il dirigente in tali scelte e a condividerne le responsabilità di management strategico, per esempio nella definizione e valutazione in itinere dei Piani triennali, potrebbe esse costituito da un Consiglio di amministrazione (o dell’Autonomia, come proposto nella scorsa legislatura dall’allora presidente della Commissione Cultura della Camera Valentina Aprea), del quale facciano parte stakeholders non solo interni, in rappresentanza di genitori e docenti (e studenti nelle superiori), ma anche esterni, nominati per esempio dai Comuni e, nelle superiori, dalle Camere di Commercio.