Scuole senza collaboratori: emergenza a Napoli. Gissi (Cisl Scuola): ‘ Non si può restare senza fare niente’

È emergenza in tanti istituti della provincia di Napoli privi di personale collaboratore scolastico a causa del protrarsi delle procedure di assunzione del personale ex LSU; personale la cui disponibilità è venuta nel frattempo meno, perché le ditte da cui dipende non hanno rinnovato i contratti di servizio con le singole istituzioni scolastiche. Risultato: le scuole non possono coprire con regolarità i servizi di pulizia e di mensa, trovandosi a operare con organici ridotti, una riduzione legata proprio al fatto che si avvalevano di quei servizi esterni che ora non vengono più forniti. Maddalena Gissi (Cisl Scuola): “Non si può fare e rimanere senza far nulla. A situazioni eccezionali si risponde, se necessario, con misure eccezionali”.
 
A nulla sono valse finora le proteste delle scuole e dei sindacati, che vedono da un lato lavoratori privi di stipendio e dall’altro l’impossibilità di garantire condizioni minimali di igiene nelle scuole. Le organizzazioni sindacali, considerato che le lezioni sono riprese ormai da una settimana e che in recenti incontri al Ministero del Lavoro non sono state individuate soluzioni, hanno deciso di rivolgersi ai prefetti, segnalando la gravità della situazione, configurabile come vera e propria emergenza, con importanti risvolti sociali, alla quale occorre rispondere con provvedimenti straordinari e tempestivi.
 
Si coprano le esigenze con la nomina di supplenti temporanei – sostiene Maddalena Gissi – Se si ritiene che non sia possibile, allora si adottino altre soluzioni ma si faccia qualcosa, perché gli alunni hanno il sacrosanto diritto di studiare in ambienti puliti, così come di poter fruire del tempo scuola senza decurtazioni indotte dall’impossibilità di accedere al servizio di mensa. Non è pensabile che lo Stato rimanga inerte quando rischia di venir meno un servizio pubblico di fondamentale importanza, specie in aree dove non mancano certo le criticità di ordine sociale. Lo ripeto, l’unica cosa che non si può fare è non fare niente. Sarebbe inspiegabile e intollerabile”.