Scuola, scuola, scuola – le botte al down

Il ministro Fioroni raccoglie l’accorato appello che Umberto Galimberti ha lanciato su Repubblica, nel pezzo a commento di uno dei tanti terribili episodi di sopraffazione dal titolo “Botte al down, spopola il video”.

Scuola, scuola, scuola: come non rilanciare questa vera e propria invocazione?“, dice il ministro che ricorda come in questi sei mesi, girando per le scuole e leggendo temi di studenti che hanno partecipato a concorsi, sia stato colpito da argomenti dei quali tanti ragazzi parlano quando sono soli davanti a un foglio: morte, solitudine, abbandono, paura. “Sentimenti e senso di vuoto – afferma Fioroni – che poi, raddoppiando il danno, si cerca di riempire con surrogati edonistici di breve durata anziché con duraturi valori”.

Che il video di cui si parla (violenze su un ragazzo down) fosse vero o “finto” fa purtroppo poca differenza, osserva il ministro, perché è tanta la violenza che aggredisce la scuola da fuori ed è altrettanta quella che reagisce da dentro“.

Informando di avere costituito un tavolo nazionale sulla legalità, all’interno del quale è già operativo un gruppo di lavoro sul “bullismo”, Fioroni dichiara che “la scuola non si tira indietro e attorno a quel tavolo lavorano insieme i vertici delle forze dell’ordine, associazioni, amministratori, genitori, insegnanti, dirigenti e operatori scolastici perché è solo creando un fronte comune che potremo affrontare il fenomeno con successo.”

Scuola, scuola, scuola. Ma non basta. “I ragazzi passano cinque ore a scuola e dieci in ostaggio di videofonini, televisione, dvd e videogiochi di tutti i tipi. È come svuotare il mare con un cucchiaio. L’educazione è un processo che ha bisogno di tanti attori e con questa sproporzione di forze l’azione educativa della scuola per quanto appassionata e incisiva rischia di essere insufficiente. La scuola ha bisogno della famiglia, dell’apporto indispensabile dei genitori alla vita scolastica…”.

La scuola intende fare la sua parte a 360° – continua il ministro – dall’aggiornamento degli insegnanti all’integrazione con il territorio e lo farà anche tenendo le aule aperte il pomeriggio per dare un’ alternativa alla strada e all’esclusiva delle sale gioco.”

La pervasività dell’immagine, abbandonata a se stessa, sta trasformando la vita dei ragazzi in un grande videogame. È ora, per alcuni videogiochi, di dire game over. E credo sia infine anche ora che tutta la televisione generalista, a partire da quella pubblica, superi la stagione del “bollino” per passare dall’Auditel della quantità a quello della qualità, soprattutto quando sceglie e produce programmi per ragazzi.”