
Scuola primaria: nel quinquennio il Nord ha avuto 218 classi meno del dovuto
Dal 2007-08 al 2012-13, il quinquennio nel quale si è registrata la maggiore riduzione di classi (e di posti docente) degli ultimi anni, nella scuola primaria statale il numero complessivo degli alunni è passato da 2.579.938 a 2.590.017 unità con un incremento di oltre 10 mila unità (10.079).
Quell’incremento complessivo è il risultato però di un calo di 41 mila alunni al Sud e di oltre 13,5 mila nelle Isole, compensato da un aumento di oltre 47 mila unità al Nord e 17,5 mila al Centro.
Nello stesso periodo il numero delle classi è diminuito di quasi 6 mila unità (esattamente 5.839), di cui 3,5 mila in meno al Sud, 1,5 mila in meno nelle Isole e quasi 500 (sempre in meno) al Nord Ovest e al Centro; soltanto nel Nord Est si è registrato un live incremento di classi (+ 23 unità).
Se non vi fossero stati i tagli e si fosse mantenuto effettivamente l’andamento alunni/classi in modo proporzionale, vi sarebbe stato un aumento complessivo del numero di classi pari a 327 unità, invece di una riduzione di 5.839 classi.
Sulla base di questa condizione virtuale, tenendo conto del rapporto alunni/classe da mantenere costante, sui singoli territori le situazioni sarebbero andate diversamente da quanto invece avvenuto.
La Campania avrebbe dovuto avere 500 classi in meno, la Puglia 189 e la Sicilia 138 (sempre in meno). Avrebbero dovuto avere classi in più: la Calabria (+ 233), la Sardegna (+ 118), il Piemonte (+ 117) e Toscana (+ 107).
Complessivamente, in una gestione più equa, pur applicando i tagli previsti, la distribuzione delle classi (e dei posti) sarebbe andata così: il Nord Ovest avrebbe avuto diritto a 182 classi in più, il Centro a 170 e il Nord Est a 36; il Sud avrebbe dovuto avere 368 classi in meno e le Isole 20.
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