Scuola & politica/3. Due strategie per la scuola

Nei casi citati AN ha mantenuto, anche con coerenza, una linea che potremmo definire neoconservatrice, volta a preservare i caratteri nazionali e unitari del sistema scolastico italiano, la sua identità ed eredità. Dal canto suo la Lega, impegnata soprattutto sul fronte della riforma istituzionale (ottenuta nel novembre 2005, a fine legislatura, ma bocciata poi dal referendum del giugno 2006), non si è misurata quasi per nulla sul terreno della politica scolastica.

Ma nella corrente legislatura, e soprattutto ora, dopo il successo riportato nelle elezioni regionali del 2010 e la conquista della guida di due importanti Regioni del Nord come il Piemonte e il Veneto, la Lega si sta muovendo, e certamente viaggia in direzione opposta a quella storicamente sostenuta da AN e – presumibilmente – dai finiani che a quella linea si richiamano, come il senatore Giuseppe Valditara, che in AN aveva per anni ricoperto l’incarico di responsabile nazionale per la scuola e l’università.

Il timore di Fini e dei finiani è che il maggior peso politico della Lega determini uno spostamento della maggioranza e dell’attività del governo dalla linea finora tenuta in politica scolastica, linea sulla quale la componente AN del Pdl ha potuto esercitare un’influenza notevole, anche se non determinante come nel 2001-2006. Uno spostamento che andrebbe in direzione di un più accentuato riformismo sia istituzionale – con il rafforzamento del federalismo fiscale e scolastico – sia programmatico, con il possibile rilancio da parte del ministro Gelmini di idee e progetti che il cauto conservatorismo di AN aveva finora bloccato, da forme realmente innovative di governance delle istituzioni scolastiche a nuove modalità di formazione, reclutamento e carriera dei docenti. Soprattutto, la subcomponente finiana del Pdl vorrebbe evitare che all’ottica “nazionale” che ha finora bene o male ispirato le leggi e le politiche governative se ne sostituisse un’altra, improntata al regionalismo della Lega.