
Scuola, partire dall’analisi dei dati concreti
Ieri e oggi il Corriere della Sera ha ospitato un editoriale (Scuola, i riformisti del no) e un’intervista (Bassanini: sui tagli è un errore criticare la Gelmini) che parlano della scuola e invitano, da sponde politiche differenti, a partire dai fatti e dai dati concreti.
L’intervista di Giulio Benedetti a Franco Bassanini, attualmente presidente di Astrid, un think tank specializzato nello studio delle riforme istituzionali e amministrative, mostra delle aperture dell’ex ministro e parlamentare di area Pd nei confronti del ministro Gelmini: “Se la Gelmini chiede l’applicazione di un articolo del regolamento dell’autonomia scolastica, una misura strategica della legge 59 che porta il mio nome, non posso dire che mi dispiace. Come non mi dispiace la lotta ai fannulloni del primo Brunetta“.
L’ex ministro della Funzione Pubblica dà ragione all’attuale inquilino di viale Trastevere, quando annuncia di voler far sparire gli uffici di presidenza delle scuole sottodimensionate e chiudere le micro-scuole – piccole isole e zone di montagna escluse -, e mette in guardia l’opposizione dal “fare la guerra a misure che essa stessa ha voluto quando era al governo“
Infine, Bassanini si trova parzialmente d’accordo con la Gelmini anche nell’esigenza di far funzionare in rete migliaia di scuole di piccole e medie dimensioni, che potrebbero avere uffici in comune, e nell’aggregare le 4.000 miniscuole, elementari e medie, con meno di 50 alunni (tutte queste anomalie erano state segnalate per prima da Tuttoscuola nel dossier Risparmi e Qualità, scaricabile gratuitamente dal sito), e chiarisce: “Un istituto scolastico di dimensioni minori presenta tre tipi di problemi. Il primo riguarda i costi. In un edificio piccolo inevitabilmente il costo per alunno è più elevato. Inoltre resta più difficile mantenere un alto livello di qualità dell’apprendimento. Accade quando ci sono troppi alunni per classe ma anche quando sono troppo pochi, anche a causa di un’insufficiente interazione tra i bambini. Questo spinge verso l’aggregazione in istituti di dimensioni ottimali e verso la chiusura di quelli troppo piccoli. Ma esiste anche un terzo problema, che è quello di non chiudere strutture scolastiche che hanno una funzione di presidio del territorio perché questo favorirebbe lo spopolamento. Occorre trovare un punto di equilibrio“.
Più critito appare invece l’editoriale di Ernesto Galli della Loggia, indirizzato contro un’opposizione colpevole di “far credere a tanti, a tanti insegnanti, a tanti studenti, di vivere in un Paese governato da ministri sadici, nemici dell’istruzione, che chissà perché rifiutano di distribuire risorse che invece ci sono”, e poco propensa a proporre alternative di conciliazione tra “rigore finanziario e scelte concrete diverse da quelle del governo“.
Se letto in maniera positiva, l’editoriale del Corriere della Sera può essere un pungolo per l’opposizione: di fronte a un ministro, Mariastella Gelmini, “che dice che la scuola italiana non funziona” e “porta delle cifre: sul numero eccessivo d’insegnanti, sull’eccessiva percentuale assorbita dagli stipendi rispetto al bilancio complessivo, sui risultati modesti degli studenti, sulla discutibile organizzazione della scuola nel Mezzogiorno; evoca poi fenomeni sotto gli occhi di tutti: l’allentamento della disciplina, gli episodi di vero e proprio teppismo nelle aule scolastiche”, occorre usare gli strumenti “dell’analisi” e “di possibili rimedi alternativi a quelli proposti“.
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