Scuola e gestione della quarantena, Ancodis e Uil: ‘Troppo complessa, siamo al delirio gestionale’

“Cari Ministri, cari esperti e tecnici ministeriali: state mettendo a dura prova l’equilibrio di un sistema che, invece, lo scorso anno scolastico ha resistito per la chiarezza delle procedure di prevenzione e contenimento della diffusione adottate e per la loro condivisione da parte delle comunità scolastiche. Oggi, invece, la confusione e le diverse e tante criticità nella gestione dei contatti stretti inducono a perdere il senso e il valore del contrasto alla diffusione della pandemia in ambiente scolastico. E piuttosto che difenderci dal covid19 rischiamo di doverci difendere dall’incomprensione dai genitori. Allora un invito: trovate presto la strada della chiarezza e della semplificazione che avete smarrito. Lo chiediamo con forza per la serenità di tutti!”. Lo chiede Ancodis, l’associazione nazionale dei collaboratori dei dirigenti scolastici, rappresentando l’esasperazione di chi è impegnato nella gestione della quarantena con un susseguirsi di note ministeriali e interministeriali che hanno imposto un impegno nello studio dei documenti e un quotidiano e permanente lavoro sul campo ai Dirigenti e ai referenti scolastici covid senza diritto alla “disconnessione” dalla casella della posta istituzionale e dal WhatsApp privato.

“In questi mesi, abbiamo ricevuto più volte indicazioni con diverso grado di complessità che hanno comportato un differente impegno nella gestione delle quarantene. Non possiamo non evidenziare, infatti, che l’evoluzione delle indicazioni ministeriali obbliga ad applicare protocolli che si rivelano molto più impegnativi negli istituti comprensivi nei quali occorre conoscere e adottare tre differenti regole sulla base dell’età degli alunni e dello stato vaccinale”. Ancodis spiega cosa sta accadendo ora nelle scuole italiane: “Il Ds e il referente covid sono obbligati a seguire i protocolli che, mentre nella scuola dell’infanzia sono di semplice applicazione (un bambino positivo allora tutti in quarantena per 10 giorni), nella scuola primaria e in quella secondaria (ex media) si rivelano più complessi e, purtroppo, a volte causa di tensioni per le indicazioni impartite dalla scuola e le interpretazioni o i punti di vista dei genitori che oggi – come rileviamo – sono virologi, epidemiologi, giuristi….tuttologi!”.

Questo, ovviamente genera difficoltà con i genitori degli studenti del primo grado: “Negli istituti comprensivi, dunque, ci troviamo nella complicata situazione di spiegare ad un genitore con figli alla scuola primaria e alla secondaria le diverse procedure che la scuola deve adottare: infatti, nella scuola primaria testing T0 e T5 con frequenza ma con l’incertezza di quanto potrebbe accadere nell’intervallo T0-T5 (possiamo escludere la possibilità di avere in classe dei falsi negativi al T0 che si rivelano al T5?) cui aggiungiamo la consumazione del pasto ad una distanza non inferiore ai 2 metri (dove? … come?) e la rabbia dei genitori che devono portare i figli a fare i tamponi nel più breve tempo possibile dalla notifica del caso positivo e poi – se la classe non va in quarantena per un secondo caso – dopo cinque giorni di nuovo alla ricerca di un tampone certificato.

Nella secondaria non va molto meglio: “il protocollo si complica ulteriormente sulla base di un caso (autosorveglianza, obbligo di FFP2 con oneri in questo momento a carico delle famiglie e consumazione di un pasto solo alla distanza di 2 m) oppure due casi (si distinguono gli alunni sulla base dello stato vaccinale che devono dare dimostrazione di avere concluso il ciclo vaccinale primario o di essere guariti da meno di centoventi giorni oppure di avere effettuato la dose di richiamo) o tre casi (tutti in quarantena e si applica quanto previsto dalla Circolare del Ministero della Salute 0060136-30/12/2021 per i contatti stretti (ad ALTO RISCHIO)). Ci rendiamo conto cosa determina tutto questo per gli operatori scolastici e per una famiglia con figli in più ordini di scuola? Il delirio gestionale e comunicativo e, spesso, anche la rabbia nei confronti di chi impartisce le indicazioni per alunni e personale! Si rischia un blackout nella serena gestione dei tanti casi che continuano ad emergere soprattutto nelle fasce più giovani della popolazione scolastica!”

 Della stessa opinione la Uil. Spiega a Tuttoscuola il segretario regionale Calabria, Andrea Codispoti: “Ad inizio gennaio, il Ministro dell’Istruzione ha modificato le regole di gestione dei casi COVID a scuola solo e unicamente per fare in modo che il minor numero di classi vada in DAD, nonostante l’impennata dei contagi, soprattutto nelle fasce di popolazione in età scolare. Bisognava lasciare la normativa precedente, poiché la sicurezza a scuola richiede che le classi, anche con un solo caso positivo, siano poste in DAD, senza distinzione tra ordini di scuola. A pagare il prezzo di questa decisione “politica” sono i Dirigenti scolastici, che rischiano in prima persona rispetto alla sicurezza degli ambienti di lavoro e che aspettano, intanto, la consegna delle mascherine FFP2 promesse dal Commissario Figliuolo”.

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