Sciopero scuola: pochissime adesioni, molti bambini a casa

Scioperi scuola, bambini a casa nonostante il basso numero di adesione e genitori preoccupati. Proprio nei giorni scorsi ha scritto alla redazione di Tuttoscuola la mamma di una bimba di 4 anni. “Sto vivendo una situazione secondo me molto problematica riguardante i numerosi scioperi che stanno avvenendo all’interno della scuola statale – commentava la signora esprimendo la sua preoccupazione rispetto alla situazione -. Già i nostri figli sono stati bloccati per 2 anni a causa del Covid con l’istruzione e l’integrazione sociale. Ora sono di nuovo fermi per i numerosi scioperi che si stanno succedendo. Il mio rammarico è per i ragazzi che in tutto ciò sono i primi ad accusare la situazione. Io come genitore cosa posso fare? Oltretutto sono circondata da genitori che guardano solo i loro interessi e non pensano al collettivo. Io vorrei far qualcosa. Nel mio piccolo mi sapreste consigliare come posso intervenire?”.

Pubblichiamo di seguito, in relazione proprio alla lettera ricevuta, l’articolo di Giuseppe Richiedei.

Gli ultimi scioperi nella scuola hanno reso evidente l’enorme danno educativo sui bambini causato dalle procedure burocratiche e corporative con cui vengono organizzati. “Come descritto approfonditamente nel report di Tuttoscuola “Scioperi con pochissimi scioperanti e… tante scuole ferme”, … le famiglie che ricevono la notizia dello sciopero restano interdette, e in taluni casi lasciano per precauzione i figli a casa … a cavallo tra il 2019 e il 2020 sono stati proclamati 12 scioperi nella scuola, quasi sempre per iniziativa di piccole sigle sindacali, e ai quali non hanno mai aderito i sindacati più rappresentativi: l’adesione è stata tra lo 0,50% e l’1,62%… alla sera del 21 ottobre 2021, primo giorno della proroga dello sciopero si registra lo 0,04% di adesioni”.

Quanto accaduto con gli ultimi scioperi veniva denunciato da anni dai genitori e dalle loro associazioni, senza trovare ascolto dai tenaci difensori del diritto di sciopero, diritto che nessuno contestava. La protesta delle famiglie non riguardava lo sciopero, ma le modalità di attuazione e nello specifico l’assenza di un’informazione puntuale e preventiva tra quanti intendevano scioperare e quanti sarebbero rimasti in servizio.

Da parte di sindacati e istituzioni non si è voluto riconoscere le gravi conseguenze sociali ed educative causate dalla mancata  informazione nelle scuole. E’ cosa ben diversa tra il lasciare vuoto  senza preavviso un ufficio o un’aula, l’abbandonare un computer o un bambino, informare il capo ufficio o i genitori, responsabilizzati sempre e comunque nei riguardi del figli/allievi. Mentre si sono da sempre seguite procedure diverse a seconda che si scioperasse, ad esempio,  in un ufficio o tra  gli addetti ad un altoforno; non si è riconosciuto quanto fosse grave il danno educativo nei confronti di migliaia di allievi, deprivati furbescamente dell’insegnamento. In caso di scioperi i genitori si sono ritrovati in grave disagio, dibattuti tra il dovere di non far perdere ore di scuole e il rischio di mettere a repentaglio la sicurezza dei figli.

Per uscire da queste incresciose situazioni andrebbero distinti i diritti dalle scelte opinabili di scuole e personale. I lavoratori hanno diritto a scioperare e possono, pure, scegliere se avvisare o meno in tempo utile i genitori, scelta, questa, opinabile e non lesiva di nessun diritto. Le maggiori difficoltà non derivano dagli scioperi,  ma dal “non avvisare per tempo” i genitori in modo che possano organizzarsi.

Con la puntuale comunicazione si evita, pure, che i colleghi in servizio si ritrovino in situazioni di emergenza con allievi di altre classi. Quando aderiscono in pochi allo sciopero, gli allievi che si presentano a scuola, magari costretti dalle situazioni familiari, hanno diritto di essere accolti, anche se il loro docente sciopera. Infatti, qualora i bambini fossero  respinti o lasciati fuori dal cortile, a livello formale si realizzerebbe la totale sospensione delle lezioni e si configurerebbe  come interruzione di pubblico servizio.

E’ evidente come  non sia né logico né opportuno scaricare sugli altri, (bambini, genitori, colleghi) le conseguenza delle proprie scelte opinabili, come è quella di non avvisare per tempo le famiglie.

Si verificano, inoltre,  conseguenze paradossali per cui, ad esempio, se un docente in servizio si ritrova con 40 bambini, tra i propri e quelli di colleghi scioperanti, viene sovraccaricato di responsabilità improprie, tant’è che anche  quando  avesse completato il proprio orario, la normativa né lo obbliga a rimanere in servizio né lo autorizza ad abbandonare i bambini.  

Un recente accordo sindacale sembra farsi carico di queste gravi disfunzioni stabilendo: “In ogni caso, i dirigenti scolastici dovranno completare l’informazione all’utenza formulando un’attendibile valutazione prognostica circa la diminuzione del servizio evitando mere dichiarazioni di carattere generale (nota Ministeriale 28887 – 2021).

Si tratta di un pronunciamento che in burocratese dice e non dice, per cui: i dirigenti non dovrebbero più limitarsi di comunicare alle famiglie in due righe la proclamazione dello sciopero, ma fornire informazioni tali da far “indovinare” (valutazione prognostica) ai genitori quanta scuola sarà garantita. Le informazioni in effetti obbligatorie non sono poche: “l’indicazione delle organizzazioni sindacali che hanno proclamato l’azione di sciopero, le motivazioni poste a base della vertenza,  unitamente ai dati relativi alla rappresentatività  a livello nazionale, alle percentuali di voti ottenuti da tali organizzazioni sindacali, nonché alle percentuali di adesione registrate in scioperi precedenti, l’elenco dei servizi di cui si prevede l’erogazione..”(Accordo sindacale 2020)

Però, nello specifico della comunicazione preventiva del personale, l’accordo continua a risultare ambiguo: “In occasione di ogni sciopero, i dirigenti scolastici invitano i personale a comunicare la propria intenzione di aderire allo sciopero o di non aderirvi o di non aver ancora maturato alcuna decisione al riguardo (!). Forse, sarebbe stato un passo avanti più coraggioso se, facendo appello alla sensibilità educativa e professionale dei docenti “ignavi e incerti sul da farsi”,  si fosse suggerito di  comunicare, se non al capoufficio,   almeno agli allievi la propria scelta.

La nuova disciplina dello sciopero avrà bisogno di tempo per concretizzarsi a causa delle differenti e contrapposte interpretazioni a cui dà adito, Nel frattempo alcuni dirigenti nei loro regolamenti tendono a puntualizzare meglio le procedure: invece di avvisi generici ed allarmanti, raccomandano ai genitori,  informati per tempo, di attenersi scrupolosamente alle indicazioni ricevute e ai genitori, non informati per tempo, di  verificare di persona lo svolgimento delle attività: apertura del plesso, sospensione della mensa e trasporto, riorganizzazione e riduzione dell’orario, eventuale sospensione totale dei servizi…

La scuola è un “servizio pubblico”, come dire “pro populo”, dove le regole devono perseguire le finalità istituzionali  dell’istruzione, salvaguardando i diritti di tutti. Solo la corretta e insindacabile  osservanza  delle nomatine costituisce la  premessa, su cui è possibile costruire qualità sia nelle relazioni interne che nel rapporto con le famiglie e la comunità circostante.

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