
Sciopero del 5: il ddl a un bivio?
La proclamazione dello sciopero contro la Buona Scuola tradotta in disegno di legge ha certamente colto di sorpresa il premier Renzi e il ministro Giannini che forse ritenevano sufficiente l’aver messo sul piatto della bilancia un’offerta di tutto rispetto.
Non sono certamente di poco peso le 101 mila immissioni in ruolo più le altre 23 mila per l’infanzia, l’aumento di almeno 50 mila nuovi posti di lavoro, la conferma della progressione di carriera per anzianità più la premialità per il merito, i 500 euro annui a testa per la formazione personale dei docenti, il potenziamento dell’autonomia scolastica.
Se si considera inoltre che l’unico carico di lavoro che si verrebbe ad aggiungere per tutti gli insegnanti è l’obbligo di aggiornamento, è quindi comprensibile la sorpresa di premier e ministro.
I poteri conferiti al dirigente scolastico sembrano essere al centro della protesta che, a quanto riferito da esponenti sindacali, è nata spontaneamente dal basso. Sembra anche che non siano pochi i dirigenti scolastici preoccupati delle possibili nuove responsabilità indotte dalla riforma.
L’antipasto di quel che bolle in pentola è venuto dall’adesione allo sciopero di venerdì scorso a cui si sono anche uniti molti studenti, premessa di quel che potrà avvenire martedì 5 maggio; e a questo va aggiunto anche l’episodio della forte contestazione del ministro Giannini alla festa dell’Unità.
La settimana che precede lo sciopero del 5 può diventare decisiva per le sorti del ddl: verranno apportate modifiche sostanziali al testo (dl per l’art. 8?) oppure Renzi andrà dritto per la sua strada, costi quel che costi?
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