Sciopero del 24 novembre, chi lo sostiene, e perché

Come detto nella precedente notizia Scatti di anzianità, i sindacati sospendono lo sciopero. Tranne la Cgil, lo sciopero di domani sabato 24 novembre, che sembrava aggregare tutto il mondo della scuola e le relative rappresentanze sindacali, è stato scompaginato dall’accordo tra governo e tutti i principali sindacati, meno la Flc-Cgil, sugli scatti di anzianità.

Il sindacato di via Leopoldo Serra nota come i soldi per gli scatti di anzianità siano di fatto sottratti ad altri soldi per la scuola: “Il ripristino degli scatti di anzianità per l’anno 2011 ha bisogno di una copertura finanziaria 480 milioni di euro, ma il Mef a fronte dei tagli epocali, 8 miliardi in tre anni, ha certificato una miseria di risparmi: 86 milioni. È necessario quindi tagliare di un terzo, pari a 384 milioni di euro, il fondo di scuola per pagare gli scatti. Questo sarà scritto nell’atto di indirizzo per l’avvio di una apposita sessione negoziale. Non è una soluzione, ma il gioco delle tre carte. L’onere del pagamento si scarica sui lavoratori che dovranno rinunciare a una parte del salario accessorio, quello finalizzato al miglioramento dell’offerta formativa cioè il valore aggiunto alla didattica. Gli scatti verranno pagati dagli stessi lavoratori ma anche dagli studenti che avranno meno offerta formativa. L’autonomia scolastica e il patto sociale con le famiglie ne escono calpestati”. Che i soldi per la scuola siano pagati con altri soldi per la scuola è senza dubbio vero, ma non c’è dubbio che così le ragioni dello sciopero della Flc-Cgil escano dal versante contrattuale, per trovare nuova linfa su un versante prettamente politico.

Il Cidi (Centro iniziativa democratica degli insegnanti) oggi ha ribadito la sua adesione allo sciopero di domani , con ragioni che ricalcano sostanzialmente quelle della Flc-Cgil: “Tutti i problemi della scuola – sottolinea il Cidi annunciando la sua adesione – restano irrisolti, e non può certo essere accettato il principio che le risorse per il pagamento degli scatti di anzianità degli insegnanti debbano essere trovate tagliando le risorse alle scuole del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa, che a quegli stessi insegnanti garantiscono la possibilità di progettare e svolgere al meglio il loro lavoro”.

In questa situazione, soffiano benzina sul fuoco i sindacati di base, che, confermando lo sciopero del 24, accusano i quattro sindacati (Cisl, Uil, Snals e Gilda) di avere organizzato solo una “simulazione dello sciopero”. Così per esempio i Cobas, secondo i quali, “la revoca dello sciopero del 24 da parte di Cisl, Uil, Snals e Gilda dimostra che questi sindacati non avevano mai pensato sul serio di condurre una lotta contro la politica scolastica del governo,  cercando semplicemente, con la simulazione dello sciopero, di cavalcare la forte protesta di studenti e lavoratori/trici della scuola di queste settimane”, e pure i Cub, che qualificano beffardamente i quattro sindacati firmatari dell’accordo come “sempre pronti a scattare quando il governo chiama”, a causa dell’accettazione del “ripristino degli scatti di anzianità per il 2011 (…) attraverso la decurtazione di circa un terzo del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa”. Unicobas, da parte sua, rivendica che il vero sciopero che ha fatto cambiare idea al governo è stato quello dello scorso 14 novembre (da essa promosso).

Di fronte a questa deriva antigovernativa, non tanto contrattualmente, quanto politicamente, del mondo della scuola, il timore dei quattro sindacati firmatari dell’accordo sugli scatti di anzianità potrebbe essere quello di trovarsi non in linea con i lavoratori da essi rappresentati. In questo quadro può leggersi la posizione della Gilda, che oggi in una nota, se da un lato conferma la revoca dello sciopero, dall’altro si dichiara “pronta a nuove mobilitazioni”, nella consapevolezza che “tra i docenti resta un forte stato di disagio dettato dalla grave situazione in cui si trova la scuola italiana. E la Gilda degli Insegnanti non resterà sorda di fronte a questo malessere così ampio“.

Da ultimi, ma non ultimi, restano gli studenti, le cui rivendicazioni sono però più perentorie. Per loro, in ogni comunicato diffuso fino a oggi, l’oggetto della protesta non muta: si tratta delle politiche dell’austerity che penalizzano la scuola e cancellano ogni futuro per ogni giovani. E, tanto la radicalità delle loro posizioni, quanto la drammaticità delle motivazioni, alimentano i timori di tensioni nei cortei di domani.