Salvatore Giuliano: ‘Ora bisogna riflettere su come si fa scuola’

Classe 1967, una laurea in economia bancaria, finanziaria e assicurativa, Salvatore Giuliano, dopo anni nella scuola, come docente prima e dirigente poi, dal 2008 assume la dirigenza dell’Istituto Ettore Majorana di Brindisi. Nel 2009, Giuliano inaugura il progetto Book in Progress, con il quale l’uso di tablet, di libri di testo digitali e di contenuti prodotti dai docenti si sostituiscono a una didattica tradizionale. Il Majorana diviene la scuola capofila del progetto nazionale. La scelta è vincente. Il numero di iscritti passa dal 600 a 1200. Nel 2014 Giuliano diventa uno dei primi 100 Digital Champions, una rete di esperti incaricati di promuovere la cultura digitale nel Paese. Nello stesso anno, insieme a INDIRE e ad altre venti scuole, Giuliano è fra i fondatori dell’iniziativa Avanguardie Educative.
L’innovazione passa anche dalla sperimentazione di nuovissime frontiere della didattica, come l’utilizzo dell’Oculus rift che consente ai ragazzi di immergersi nel sistema solare o nella Cappella Sistina direttamente dalla classe. La riflessione sugli ambienti di apprendimento e sulle metodologie per costruire percorsi di studio adatti alle nuove generazioni di studenti è stata fin qui il suo primario obiettivo.

Dal 13 giugno 2018 è Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Istruzione, dell’università e della Ricerca. Tuttoscuola lo ha intervistato nel numero di ottobre. Ecco un’anticipazione dell’intervista.

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Prof Giuliano la Sua disponibilità a impegnarsi era nota da tempo, ma quando ha saputo della nomina a Sottosegretario?
«Anche se il mio nome  era stato riportato dalla stampa, ho saputo della mia nomina al termine del Consiglio dei Ministri dello scorso 12 giugno. Il mio coinvolgimento nella compagine di questo Governo deriva da un’esperienza innovativa nella scuola che ho diretto negli ultimi anni; esperienza nata con l’obiettivo di migliorare l’apprendimento dei ragazzi creando ambienti, tempi e contenuti che fossero più rispondenti alle loro esigenze. Quell’esperienza si è poi strutturata ed è diventata un modello ripreso da altre scuole in Italia».

Ha portato al Ministero i segni distintivi del suo stile di lavoro?
«Da sempre ritengo che la collegialità nel lavoro, il coinvolgimento attivo delle persone, la condivisione delle riflessioni, lo spirito critico siano il segreto per un ottimo lavoro di gruppo. È essenziale lo spirito di solidarietà che si crea tra i membri di un gruppo, come anche il rispetto reciproco che sorge spontaneo quando si lavora insieme e insieme si ottengono risultati. Mi piace imparare e un team che funziona ha tanto da insegnare».

Meno studenti, meno docenti, più innovazione tecnologica: fenomeni nuovi da affrontare …
«Diverse ricerche segnalano un possibile decremento demografico, con una contrazione della popolazione studentesca causata da più fattori. La politica deve tenere conto anche di queste variazioni demografiche per fare scelte di prospettiva temporale adeguate».

Quale crede sia oggi il ruolo della scuola? C’è la necessità di ridisegnare i compiti di questa istituzione?
«La scuola oggi ha la necessità di stare al passo con i tempi, occorre prendere atto che il mondo è in continua evoluzione e la scuola deve muoversi con esso. Se oggi un nostro antenato tornasse nella sua città la riconoscerebbe a stento per le trasformazioni intervenute negli anni, ma se entrasse in una scuola la troverebbe sempre uguale. Così come il mondo cambia, anche le modalità di apprendimento degli studenti sono in continua evoluzione. Gli studenti ormai apprendono in maniera differente».

Quali sono i punti nevralgici di criticità del sistema educativo che richiedono interventi urgenti?
«Almeno due: la didattica e il personale. Serve una riflessione seria sul “come” si fa scuola: occorre mettere le istituzioni scolastiche e i docenti nelle condizioni di compiere le scelte metodologiche più adeguate ai propri studenti. Ritengo che il personale scolastico meriti chiarezza sul reclutamento. Occorre restituire serenità a tutte le persone che intendono lavorare nella scuola e per la scuola, mettendo ognuno nelle migliori condizioni di lavoro. Chi lavora con gli studenti deve essere sereno, preparato e adeguatamente formato».

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