RSU, dei diritti e dei doveri

La RSU (Rappresentanza Sindacale Unitaria) è un organismo sindacale previsto in tutti i luoghi di lavoro pubblico e privato ed è formata da non meno di tre persone elette da tutti i lavoratori iscritti e anche non iscritti ai sindacati. Nelle pubbliche amministrazioni, e quindi anche nella scuola, le RSU sono state introdotte alla fine del secolo scorso sulla falsariga di analoghe esperienze già in atto nel settore privato.

L’autonomia scolastica, e in particolare la nuova figura del ‘dirigente scolastico’ (DS), titolare delle relazioni sindacali nella scuola, hanno fornito alle RSU una forte legittimazione di ruolo, che ha dato luogo talvolta a episodi di contenzioso con il DS e di contrasto con decisioni approvate dal Collegio dei docenti.

Il fatto è che sia le RSU sia il Collegio dei docenti hanno una vasta base di riferimento: le RSU si costituiscono solo se alle votazioni partecipa almeno la metà più uno degli aventi diritto, mentre il Collegio dei docenti comprende la totalità degli insegnanti, e quindi più o meno l’80% del personale. In teoria non dovrebbe esserci conflitto tra i due organi, avendo le RSU compiti di salvaguardia della normativa contrattuale e il Collegio funzioni di organizzazione dell’offerta formativa sul versante pedagogico e didattico, ma si sa che gli episodi di contrasto tra DS, Collegio e RSU sono stati in questi anni numerosi, frequenti e diffusi.

Non sempre si è trovato il giusto punto d’equilibrio tra la difesa dei ‘diritti’ dei lavoratori e il rispetto, da parte di questi ultimi, di una serie di ‘doveri’ la cui osservanza ha più a che fare con il non scritto codice deontologico che con l’algida precettistica del contratto. Una questione aperta, che merita più attenzione di quella finora riservatale perché può influire in modo decisivo sulla qualità dell’offerta formativa.