Ritorno alla DaD: i ragazzi a casa e i professori a scuola? Forse. La nota del Ministero

Nella primavera scorsa, durante il lungo lockdown con le scuole chiuse, la DaD ha costretto sia gli studenti che i professori a starsene in casa propria, collegati con piattaforme o altri dispositivi digitali. Nella nuova DaD imposta dal DPCM 3 novembre per il 100% delle lezioni (laboratori esclusi) la situazione si presenta in modo diverso, perché, mentre per gli studenti è certamente esclusa la presenza a scuola, per i professori, invece, il decreto non precisa il luogo da cui devono operare per collegarsi con i loro ragazzi.

Nei giorni scorsi, quando già con il DPCM 24 ottobre era stata prevista la DAD per il 75% dell’orario di lezione, si era aperta la discussione sul possibile obbligo dei professori di operare in presenza da scuola anziché da casa propria. Teoricamente i professori dovrebbero operare da scuola, ma considerata la mancanza di un vincolo preciso, può essere indifferente la sede da cui operano, a patto ovviamente, che la prestazione prevista sia puntualmente assicurata in durata e contenuto disciplinare.

In questo senso, tenendo a riferimento anche l’ipotesi del recente CCNI sulla DDI, si è espresso favorevolmente il Ministero dell’Istruzione con la nota prot. n. 1190 del 5 novembre, con la quale viene rimessa la decisione alla valutazione del dirigente scolastico in riferimento alla possibilità che i docenti operino non in presenza a scuola.   

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Si legge nella nota: “Pertanto, sul personale docente, anche ai sensi dell’ipotesi di CCNI sulla DDI, la dirigenza scolastica, nel rispetto delle deliberazioni degli organi collegiali nell’ambito del Piano DDI, adotta, comunque, ogni disposizione organizzativa atta a creare le migliori condizioni per l’erogazione della didattica in DDI anche autorizzando l’attività non in presenza, ove possibile e ove la prestazione lavorativa sia comunque erogata”.