Ritorno a scuola, tre punti inseriti nell’intesa. Slitta al 26 giugno la Conferenza Stato Regioni

“Lavoriamo anche stanotte con i tecnici per chiudere le linee guida e proviamo a portarle in Conferenza Unificata” con le Regioni, Province e Comuni, avrebbe detto, a quanto si apprende, la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in occasione della riunione dell’esecutivo Conte con i rappresentanti delle varie Regioni, iniziata nella tarda serata dello scorso 24 giugno al fine di accelerare la chiusura delle linee guida per la riapertura delle scuole. All’incontro, svolto in videoconferenza, si sono presentati i ministri Lucia Azzolina, Francesco Boccia, Roberto Speranza, con il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, alcuni governatori tra cui Toma, Fedriga, Fontana, e assessori regionali all’istruzione. Una riunione questa che pare abbia avuto l’intento di spianare la strada in vista del confronto decisivo previsto tra i vari governatori per oggi, giovedì 25 giugno, giorno anche in cui verranno presentate le linee guida definitive per il ritorno a scuola a settembre, ma che alla fine sembra slittato a domani, 26 giugno. Ci sono almeno tre elementi su cui le Regioni hanno chiesto e ottenuto di modificare il testo di base. 

Secondo quanto riporta l’ANSA, infatti l’attesa Conferenza Stato-Regioni per la discussione delle Linee guida per il ritorno a scuola a settembre, prevista per il pomeriggio di oggi, 25 giugno, è stata rimandata a domani, 26 giugno. Oggi non si è dunque parlato del punto del rientro a scuola, rinviando la discussione a domani.

Intanto monta la protesta di presidi, insegnanti, genitori e sindacati che hanno visionato la bozza di Piano scuola che ha iniziato a circolare nelle ore scorse: oggi via alla mobilitazione indetta dal Comitato “Priorità alla scuola” che vede lavoratori, studenti, cittadini occupare le piazze di oltre 60 città, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, per chiedere che la ripartenza del sistema pubblico di istruzione sia al centro degli investimenti e delle scelte politiche del governo.

Secondo Boccia “il documento della scuola è ben fatto” e suggerisce lo stesso metodo utilizzato “per le mille intese durante l’emergenza Covid-19” quello di raccogliere tutte le istanze. E rivolto alle Regioni, Boccia ha aggiunto: “Diamo un bel segnale al Paese se su un tema così importante riusciamo a trovare subito un’intesa”.

Nel corso del vertice notturno  sembra che il tema intorno al quale si sia discusso maggiormente siano state le mascherine in classe. Le stesse che secondo le attuali decisioni del Cts sono obbligatorie dai sei anni in su tranne ad Educazione fisica e alle quali sono contrari molti presidenti di Regione. Azzolina, già ieri sera, ha passato la palla al ministro Speranza che ha tenuto duro sul punto. Alla fine la mediazione è stata inserire un riferimento al fatto che il Comitato tecnico scientifico rivaluterà la decisione sulle misure sanitarie prima della riapertura delle scuole (nel testo attuale si fa riferimento solo alle decisioni già prese a lo scorso 28 maggio).

Uno dei nodi da sciogliere restano ancora le assunzioni. Sembrerebbe che le Regioni vogliano più posti, ma la Ministra pentastellata risponde che già così si dà fondo alle graduatorie. L’idea è quella di allargare il numero di supplenti che potrebbero avere contratti di alcuni mesi da rinnovare.

Ultimo punto inserito nell’intesa: i limiti per la DaD. I governatori hanno voluto che nelle linee guida fosse specificato che la didattica a distanza – prevista in ogni caso solo per le scuole secondaria di secondo grado– avrà limiti ben precisi e sarà solo “residuale”: il nuovo testo, inoltre, potrebbe chiarire ulteriormente che basterà che un solo studente non possa collegarsi da remoto per obbligare la classe a tornare in aula.

Si dovrà ormai attendere domani, 26 giugno, per il vertice – una plenaria della Conferenza Stato Regioni – che darà l’ok al testo.

Le critiche maggiori alla bozza di Piano Scuola arrivate in queste ore riguardano la mancanza di adeguati finanziamenti per assicurare la ripartenza e il fatto che ogni responsabilità ricadrebbe sui dirigenti scolastici. “Non si può chiedere ai dirigenti scolastici e al personale di rispondere in solitudine alle esigenze delle famiglie e alla necessità di garantire il servizio a organico e risorse invariate”, sottolinea Paola Serafin, che guida i dirigenti scolastici per la Cisl Scuola. E’ un Piano che “non contiene indicazioni operative né definisce livelli minimi di servizio ma si limita ad elencare le possibilità offerte dalla legge sull’autonomia, senza assegnare ulteriori risorse né attribuire ai dirigenti la dovuta libertà gestionale”, afferma l’Associazione presidi.

“Apre alla privatizzazione”, accusa Pino Turi della Uil scuola. “La preoccupazione è che si stia scaricando una grossa responsabilità sulle autonomie scolastiche col risultato di un quadro dell’istruzione legato alle differenze territoriali”, è il timore invece di Francesco Sinopoli della Flc Cgil. Maddalena Gissi (Cisl) chiede di far partire da subito un percorso con le organizzazioni sindacali per l’avvio dell’anno scolastico.