Ritorno a scuola: le resistenze del green pass e le illusioni delle no-mask

L’anno scorso l’avvio delle lezioni in simultanea in tutte le regioni il 14 settembre era stato accompagnato da misure anti assembramento in aula e protezioni individuali anti covid (mascherine, igienizzazione e banchi monoposto o a rotelle) per consentire per 8,5 milioni di alunni la didattica in presenza (ma sappiamo come purtroppo è andata soprattutto per gli studenti delle superiori per mesi in DAD). Quest’anno, mandati in alcuni casi in soffitta i banchi a rotelle (spesi 119milioni per 430mila pezzi risultati talvolta inservibili) e confermate con maggiore tolleranza le misure di distanziamento in aula, si prospetta una nuova forma di vigilanza diretta sul personale scolastico e sugli alunni. Con effetti critici.

Green pass per il personale scolastico per proteggere gli alunni

Si registrano le prime resistenze che sembrano essere scarsamente incidenti in questa fase preparatoria delle attività didattiche, ma che potrebbero invece avere ben altro peso con l’inizio delle lezioni, quando l’eventuale sospensione dal servizio dei no green pass potrebbe comportare – secondo le attuali regole – la non immediata nomina di supplenti in sostituzione, dilatando il disagio per gli alunni.

I dissidenti sperano probabilmente di convincere il Parlamento ad attenuare il rigore previsto dal DL 111 in sede di conversione in legge, ma se anche questo avvenisse dovranno attendere la sua approvazione definitiva che avverrà ai primi di ottobre.

Senza maschera per la totalità dei vaccinati

La previsione di volere premiare le classi con la totalità degli alunni vaccinati sta provocando più critiche che consensi (rischi di bullismo, discriminazioni e violazione della privacy) tanto da costringere il Ministero sulle difensive con un comunicato che ne sostiene la legittimità basata sul DL 111.

Il riferimento è pertinente, ma il DL 111/21, nel confermare l’obbligo di mascherina (art. 1, comma 2), consente la possibile deroga nella fattispecie annunciata dal ministro non in modo automatico, bensì soltanto attraverso preventive intese concordate: “I  protocolli e  le  linee  guida possono disciplinare ogni altro aspetto concernente le condizioni  di sicurezza relative allo  svolgimento  delle  attività  didattiche  e scolastiche, ivi inclusa la deroga alle disposizioni di cui al  comma 2, lettera a), per le classi composte da studenti che  abbiano  tutti completato il ciclo vaccinale o abbiano un certificato di  guarigione in  corso  di  validità.” (comma 3, art. 1).

Per il momento il protocollo d’intesa è quello sottoscritto dai sindacati un paio di settimane fa che non contempla un’ipotesi siffatta.

Vedremo se si intenderà procedere con un nuovo protocollo, considerato anche che di questa eventuale premialità non potrebbero fruire più di 3 milioni di alunni di età inferiore ai 12 anni (scuola primaria e primo anno della secondaria di I grado) obbligati alla mascherina ma non ammessi alla vaccinazione.

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