Ripensare l’Invalsi?

A maggio, in occasione delle rilevazioni degli apprendimenti nelle scuole del primo ciclo e nelle prime classi delle superiori, le critiche alle prove Invalsi erano state prevalentemente strumentali. Si era cercato di colpire il sistema di valutazione per colpire soprattutto il ministro che aveva espresso, forse con un po’ di imprudenza, alcune ipotesi futuribili sull’uso delle prove in chiave di possibile valutazione meritocratica dei docenti e delle scuole.

Tutto sommato il contenuto delle prove e lo stesso Istituto preposto alla valutazione del sistema e alla predisposizione dei test erano stati soltanto sfiorati, allora, dalla polemica.

Questa volta, invece, con gli incidenti tecnici sulla prova nazionale dell’esame di Stato per la licenza, è proprio l’Invalsi ad essere messo sotto accusa. Ovviamente, ai detrattori della prima ora non è parso vero che venisse servito su un piatto d’argento un incidente di percorso commesso proprio dall’Istituto di Frascati.

E così, anziché cogliere l’occasione per ripensare a come qualificare e migliorare il servizio di valutazione per renderlo efficientemente sicuro nelle procedure ed efficace nel conseguire livelli valutativi oggetti e probanti, si è preferito, da parte di qualcuno, chiedere tout court l’abolizione della prova nazionale per l’esame di Stato.

Dietro a questa richiesta fanno capolino almeno due obiettivi: uno, tutto sindacale, che tenta di arrivare a monetizzare il maggior impegno dei docenti o di esonerarli da questo onere aggiuntivo nel caso manchino risorse economiche; l’altro, più politico, vuole colpire il ministro su un punto messo al centro della sua azione, quello della valutazione degli alunni.

In risposta a quelle pesanti critiche la Gelmini ha invece annunciato che la prova nazionale sarà estesa dal prossimo anno scolastico anche all’esame di maturità, affidandone, ovviamente, la preparazione sempre all’Invalsi.

Forse, più prudentemente, il ministro farebbe bene a far tesoro di questa esperienza “sfortunata” di quest’anno dell’Invalsi per ripensare meglio all’attività valutativa di questi tre primi anni, potenziandone i molti aspetti positivi e superando le criticità che ci sono state, per puntare ad ottenere la piena credibilità dell’oggettività delle prove (e dello stesso Istituto).

È in gioco, forse, l’intero sistema di valutazione nazionale.