Ripensare al sistema di istruzione e formazione per rilanciare l’occupazione qualificata

Quel pesante divario del tasso di occupazione (a tre anni dal conseguimento del titolo) dei nostri giovani 20-34enni, diplomati o laureati, rispetto ai coetanei europei non può non preoccupare il mondo politico, quello imprenditoriale e produttivo e la società civile.

Il basso tasso di occupazione raggiunto dopo tre anni lascia anche intendere un ritardo di accesso al lavoro qualificato o l’adattamento a mansioni lavorative di qualifica inferiore. 

Mentre nel 2019 quel tasso di occupazione in Italia è sceso al 58,7% (era quasi due punti in percentuale più alto dieci anni prima), vi sono Paesi che hanno raggiunto e superato il 90%, come, ad esempio, Malta, Germania e Olanda.

Sono soprattutto i Paesi dell’Europa centrale e nordici a far registrare tassi elevati di occupazione, mentre quelli dell’area mediterranea (Francia, Spagna, Portogallo e Grecia), pur con tassi migliori dei nostri, restano sotto la media generale.

Con riferimento alla situazione negativa italiana, purtroppo confermata nel decennio considerato (Italia ultima su 27 Paesi nel 2009 e ultima nel 2019), è necessario, da parte soprattutto dei responsabili politici, cercare di individuare le cause di questa situazione negativa per proporre rimedi strutturali, anche per non rimanere fuori dal mercato più qualificato del lavoro.

È forse opportuno guardare in casa d’altri per conoscere le strategie innovative e vincenti che hanno consentito agli altri Paesi dell’Unione di compiere quel significativo balzo in avanti.

Occorre indubbiamente rivedere e potenziare il rapporto tra il mondo dell’istruzione e formazione con quello del lavoro e dell’imprenditoria, in quanto c’è il fondato dubbio che sussista un gap tra competenze formative possedute ed esigenze professionali.

Vengono anche dubbi sulla riforma delle superiori, andata in porto nel 2010 dopo decenni di rinvii, contrasti e sperimentazioni. Ma probabilmente il problema è ancora più ampio, anche se non sembra ci sia voglia di affrontarlo né che ci siano strategie e idee chiare.