Rinunce e ‘deportazioni’ di insegnanti. Critiche alle parole di Renzi

Le dichiarazioni di Renzi sugli effetti del piano straordinario di assunzioni per la Buona Scuola sembrano non trovare consensi non tanto sulla riuscita del piano quanto su due aspetti controversi: le rinunce e le deportazioni.

Sulle prime il premier ha nuovamente criticato i cattivi consiglieri (leggi: sindacati) che avrebbero suggerito di rinunciare alla chiamata per rimanere in attesa nella graduatoria ad esaurimento. Una rinuncia, a suo dire, che penalizzerebbe i rinunciatari che dovranno attendere molto tempo prima della chiamata in ruolo.

Invece, a quanto sembra, potrebbe non essere così, perché a settembre – come avveniva prima – il 50% dei posti andrà alle GAE, e così l’anno dopo, e ancora dopo. I cattivi consiglieri, questa volta, potrebbero essere coloro che hanno fornito questa informazione al premier.

Sulle deportazioni (che per Renzi sarebbero state pochissime) non si dichiara d’accordo la Lega.

«Solo nella fase B del piano straordinario di stabilizzazioni previsto dalla Buona scuola, ben 7 mila insegnanti (su 9 mila) hanno dovuto lasciare il proprio territorio.

Ma il capo del Governo, intervenendo alla scuola di formazione politica del Pd, ha negato la “deportazione” di docenti, affermando che “sono stati assunti tutti nella stessa regione”.

Un perfetto esempio di come la realtà virtuale di Renzi si scontri sempre più spesso con la verità». Lo dichiara Mario Pittoni, responsabile federale Istruzione della Lega Nord.

«Una volta presentata domanda di stabilizzazione – spiega Pittoni – chi non avesse accettato la provincia poi assegnata era destinato alla cancellazione dalle graduatorie. Per migliaia di insegnanti il meccanismo si è così tradotto in uno spostamento obbligato da Sud a Nord o viceversa»