Riforma, la ‘diserzione’ di Comuni e province

Il 29 luglio scorso l’ordine del giorno della Conferenza Unificata faceva riferimento oltre al decreto “taglia spese” con il quale si “tosano” del 10% gli acquisti di beni e servizi dei comuni, anche allo schema di decreto legislativo concernente la “definizione delle norme generali relative all’alternanza scuola-lavoro” e allo schema di decreto legislativo recante la “definizione delle norme generali sul diritto-dovere all’istruzione e alla formazione”.
L’ANCI, come anticipato da TuttoscuolaFOCUS (v. n. 64/160 del 19 luglio), ha disertato la riunione in attesa che si definisca in via prioritaria, come previsto dalla legge Moratti, il piano programmatico e finanziario della riforma approvato dal Consiglio dei Ministri in via preliminare il 12 settembre del 2003.
L’associazione della province (UPI) ha seguito l’esempio dell’ANCI e la riunione è saltata. I due decreti rimangono al palo in quanto non si è avviata la discussione (alla quale la legge riserva trenta giorni di tempo) per l’espressione del parere delle autonomie territoriali.
Ad alimentare la tensione tra enti locali e governo contribuisce la cancellazione dell’emendamento già approvato dal Senato (DL 28 maggio 2004, n.136) con il quale si dava la possibilità, a fronte di comprovate esigenze, di differire ad una data non successiva al 31 dicembre 2005, il termine della messa a norma degli edifici scolastici.
L’ANCI ha criticato aspramente la decisione con un comunicato nel quale afferma che “non è più possibile tollerare una politica che non finanzia gli interventi e che al contempo neppur concede i tempi necessari per la realizzazione delle opere necessarie alla scuola“.
L’Anci e l’Upi insistono con forza sulla necessità di una preventiva definizione della pianificazione programmatico-finanziaria. Hanno dalla loro parte la legge 53 che prevede la definizione del piano prima di tutti i decreti attuativi (“entro 90 giorni dalla approvazione della legge…”, ed è già trascorso un anno e mezzo). Il Governo fa orecchie da mercante e va avanti con la definizione delle procedure previste per i diversi decreti.
E’ un bel braccio di ferro nel quale comuni e province metteranno in campo tutta la loro forza di pressione, compresa la non partecipazione ai prossimi lavori della Conferenza, per costringere il Governo a riconoscere la fondatezza anche legislativa della loro richiesta.
Il prossimo round è la conferenza straordinaria per l’esame del Dpef, convocata per il 3 agosto.