Riforma della rete scolastica/1. I motivi dei ricorsi alla Consulta di sei Regioni

Si prospetta un futuro molto incerto per la riorganizzazione della rete scolastica del primo ciclo (legge 111/2011) prevista da una delle manovre finanziarie di questa estate, dopo che sei regioni hanno deciso di impugnare la norma davanti alla Corte Costituzionale.

Se la pronuncia della Consulta avverrà a breve, potrebbe saltare completamente l’impianto di revisione (tuttora in fase di avvio) che prevede nel primo ciclo di istruzione la trasformazione di tutte le istituzioni scolastiche in istituti comprensivi e, quel che più conta, un nuovo dimensionamento delle medesime con almeno mille alunni, contro i 500-900 attualmente previsti. Nei Comuni montani e nelle piccole Isole il limite minimo dovrebbe essere portato a 500 alunni, contro i 300-500 attualmente previsti.

Emilia-Romagna, Toscana, Liguria, Umbria e Puglia sono le prime Regioni che hanno deciso di chiedere alla Consulta lo stop alla legge, per violazione delle competenze in materia e per mancanza di leale collaborazione dello Stato.

Cinque regioni di centro-sinistra fanno pensare anche a un obiettivo politico del ricorso contro un governo avversario, ma il fatto che a queste regioni si sia aggregata con proprio ricorso anche la Sicilia può disorientare, pur essendo note le alterne alleanze del Governatore siciliano con l’attuale maggioranza parlamentare.

Il ricorso della Sicilia potrebbe però essere letto in modo diverso. Se nell’Isola si sono fatti alcuni calcoli, hanno fatto presto a prevedere – con i parametri previsti dalla legge – la soppressione di molte istituzioni scolastiche (potrebbero essere circa 300) con il corollario di una sensibile riduzione di posti di organico di dirigenti scolastici, Dsga e assistenti amministrativi, senza considerare gli effetti politici sui territori privati della presenza di istituzioni scolastiche.

Oltre che da lesioni di competenze, il ricorso alla Consulta potrebbe nascere anche dall’intenzione di evitare lesioni di interessi concreti delle istituzioni siciliane.