Riforma degli organi collegiali territoriali/1: il no dei sindacati

Lo schema di decreto legislativo per la riforma degli organi collegiali territoriali approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri, su proposta del ministro Moratti, non si è limitato a un maquillage dei vecchi organismi. Li ricostruisce dalle fondamenta, e non tutti sono d’accordo. Dal fronte sindacale in particolare è partito un cannoneggiamento ad alzo zero verso il provvedimento, che ora sarà sottoposto al parere della Conferenza unificata Stato-Regioni, per essere poi definitivamente approvato (con eventuali modifiche) dal Consiglio stesso ed emanato, nelle intenzioni del Governo, entro la fine del prossimo mese di gennaio.
Cosa non è piaciuto ai sindacati? In primo luogo il metodo seguito dal vertice politico che in una materia che investe la rappresentanza di tutti gli operatori scolastici, ha riconosciuto alle organizzazioni rappresentative un coinvolgimento marginale.
In secondo luogo, che ai docenti non è attribuito nei nuovi organi territoriali “un ruolo corrispondente alle responsabilità che essi esprimono” (Ricciato, Snals); “il pesante ridimensionamento della presenza della componente dirigente, docente ed ATA, che garantita nei consigli di istituto rischia di scomparire negli altri organi” (Colturani, Cisl-scuola); “l’assoluta mancanza di democrazia” (Panini, Cgil-scuola).