Riforma degli organi collegiali territoriali, cosa cambia

Composizione, dimensione e rappresentanze: passa da lì la riforma degli organi collegiali scolastici territoriali proposta dal ministro Moratti e che dovrebbe entrare in funzione dal prossimo anno scolastico.

Ci sono arrivi e partenze per i nuovi organi collegiali scolastici territoriali: arrivano i consigli scolastici regionali non previsti dall’attuale ordinamento e se ne vanno per sempre, con pochi rimpianti, i consigli dei distretti scolastici.

Cambia decisamente il modo di costituire gli organi: non più un’”abbuffata elettorale” con elezione diretta e con chiamata al voto di centinaia di migliaia di elettori (soprattutto personale scolastico), bensì una rappresentanza istituzionale di secondo e terzo grado del tipo “domino”: i consigli di istituto designano tra di loro i componenti dei consigli territoriali; i presidenti dei consigli territoriali sono membri di diritto dei consigli regionali; i presidenti dei consigli regionali sono membri di diritto del consiglio nazionale.

I consigli territoriali (provinciale e nazionale) non sono più gli organi collegiali della categoria con massiccia presenza dei rappresentanti eletti del personale scolastico, ma sono piuttosto l’espressione dei diversi livelli di gestione collegiale dei livelli territoriali inferiori, con una presenza molto ridotta dei rappresentanti del personale scolastico. E su questo le organizzazioni sindacali certamente interverranno nelle sedi istituzionali chiamate a concorrere alla definizione del decreto per modificare i contenuti del provvedimento (che per qualche sigla sindacale andrebbe completamente riscritto).

Infine i nuovi organi, rispetto a quelli precedenti, vengono drasticamente ridimensionati nel numero con una composizione complessiva che è circa la metà di quella dei vecchi organismi.