Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Ritorno a scuola: le attività della maestra per dare un nome alle emozioni

Tre, due, uno, via. Tra pochi giorni circa 7 milioni di alunni torneranno a scuola. In un momento delicato come questo, quanto è importante e in che modo possiamo aiutare gli alunni della primaria ad esprimere le proprie emozioni in vista del ritorno a scuola? “In questa fase dobbiamo recuperare la relazione e la capacità di comunicare il proprio sé – afferma la Maestra Matilde Salvioni dell’I.C. Karol Wojtyla di Palestrina e formatrice Tuttoscuola – perciò la prima cosa da fare è ascoltare in modo attivo i nostri bambini e strutturare delle attività in cui possano sentirsi liberi di narrare quello che vogliono, poiché la narrazione decongestiona il cuore, dà un nome alle emozioni e riorganizza il proprio sé, anche rispetto agli altri”. 

“Esistono tantissime attività – conclude la Maestra – io ho strutturato un percorso didattico che mira a creare un ambiente in cui ciascuno possa sentirsi libero di esprimersi, di condividere o meno le proprie paure e affrontarle con naturalezza. Un percorso emozionale e cognitivo in cui noi docenti, in modo empatico, dobbiamo riconoscerci nei nostri bambini per comprenderli il più possibile e ricostruire quella relazione autentica necessaria per l’apprendimento e la crescita del singolo e del gruppo”. 

Ritorno a scuola ,le attività per dare un nome alle emozioni

Di seguito alcune delle attività del percorso didattico strutturato dalla maestra Matilde Salvioni in occasione del ritorno a scuola. 

Narrazione

Chiedere ai bambini di narrare le cose più belle che hanno vissuto e visto durante l’estate, come se fosse un anno come tutti gli altri. Dopo il confronto, si procede con un momento di meditazione. I bambini seduti e con gli occhi chiusi dovranno concentrarsi sul proprio respiro e dovranno immaginarlo come una nuvoletta colorata (ognuno un colore proprio) e associarlo ad un pensiero e un’espressione del viso. Nella fase di inspirazione, ad esempio, i bambini potranno pronunciare la seguente frase: “Io sono calmo”, mentre durante l’espirazione dire: “Io lascio andare tutto”. Prima di tornare nel “qui e ora”, ricordarsi di riprendere contatto con il proprio corpo e il proprio viso toccandosi con le mani, e successivamente aprire gli occhi. Di che colore era la tua nuvoletta?

 

Affaccio delle speranze

Ai bambini viene chiesto di scrivere su dei foglietti di carta le proprie paure relative al momento, che verranno poi raccolti e bruciati nel “falò delle paure”. In un secondo momento, verrà chiesto ai bambini di pensare a dei messaggi di speranza da inviare a tutti i bambini del mondo. Questa volta i foglietti verranno appesi alla ringhiera della scuola affinché possano essere letti dai passanti. 

Attività teatrale e partecipazione emotiva

Molti bambini riescono ad esprimersi meglio durante le attività teatrali perché rappresentano qualcosa che è fuori da sé, in un contesto dato e immaginato, calandosi ed esponendo poi le proprie sfaccettature. Questo può servire per elaborare le frustrazioni e farli volare verso altre dimensioni. L’attività teatrale, inoltre, favorisce l’identità di gruppo poiché senza accorgercene ci si abbandona alla solidarietà e alla cooperazione, creando un ambiente accogliente, empatico, necessario per risolvere dinamiche difficili. 

 

Le emozioni

Un bambino esprime verbalmente le emozioni (paure/frustrazioni) che ha visto provare da un altro bambino o una persona che conosce, interpretando quel ruolo, mentre un compagno mima e interpreta con il corpo quanto sta dicendo. Nella fase successiva, viene chiesto alla classe un feedback su come siano arrivate le emozioni espresse verbalmente e interpretate con il corpo. Se hanno trovato qualcosa che li riguardasse, che li ha colpiti (oppure disegnano con le cere).

Il Gibberish, la comunicazione del pensiero divergente, con il linguaggio del del no sense

Questo tipo di attività può essere utilizzate quando si hanno degli alunni che hanno particolari difficoltà a narrare di sé e ad esprimersi, ad agire in modo non corretto le emozioni. A coppie si chiede di esprime un litigio che diventerà anche molto acceso per poi trovare la conciliazione. Ognuno dentro di sé avrà la propria motivazione. In un’altra occasione, sempre a coppie, potranno comunicare per inscenare un dialogo di tenerezza, o di amore, di tristezza, di paura. Gli altri osservano, verbalizzano cosa hanno capito, cosa potrebbe essere successo. Le coppie si turnano. Si potrebbe usare il gibberish per fare lo “Speakers’corner”. Scelto un angolo dell’aula quella sarà la postazione del nostro oratore che in “no sense” esprimerà tutta la sua rabbia, il suo malcontento, la sua paura immaginando una propria situazione reale. Alla fine, per alleggerire l’atmosfera, l’ultima parte del gravoso e serio discorso la farà con un sorso d’acqua in bocca. Usciranno solo dei mugugni fino a ridere e a far scappare l’acqua di bocca. Per questa attività si consiglierebbe un luogo all’aperto.

Vedo la mia classe senza gli occhi

Proponiamo alla LIM le macchie di colore di Kandinsky, le linee di Mondrian, gli oggetti magici di Klee, le sfere di Magritte, i ghirigori di Klimt, gli schizzi di Pollock. Lasciamo fluire le loro osservazioni, le loro idee.  Con gli occhi chiusi, circa 1minuto, rimaniamo in ascolto della classe e dei compagni ritrovati dopo tanto tempo attraverso i piccoli fruscii nel silenzio dell’ambiente, il calore e l’energia della presenza di noi e degli altri tutti insieme dopo tanto tempo Rimaniamo in ascolto e vediamo con il cuore. Quando saremo pronti, riapriremo gli occhi e disegneremo quale oggetto, paesaggio o animale potrebbe essere la nostra classe così come ciascuno di noi l’ha sentita. Eventualmente anche il baloon con scritto un messaggio diretto a noi stessi. (L’attività si può svolgere anche senza la presentazione delle opere d’arte indicate).

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