Regioni: la Moratti revochi i decreti

La conferenza delle Regioni, riunitasi giovedì 9 a Roma, ha approvato un ordine del giorno con il quale ha chiesto a Letizia Moratti la revoca immediata dei tre decreti con i quali il ministro dell’istruzione ha di fatto aggirato la decisione, presa con il decreto legislativo n. 226/2005, di fissare la decorrenza della riforma del secondo ciclo dal 1° settembre 2007.

I primi due decreti, quello sulla confluenza tra vecchi e nuovi ordinamenti e titoli, e quello sulla quota del 20%, erano stati emanati alla fine di dicembre 2005 (ma lo si è saputo pochi giorni fa) senza che su di essi fosse stato acquisito il parere, ancorché negativo, delle Regioni. Queste ultime nella riunione della Conferenza Stato-Regioni del 15 dicembre 2005, non avevano espresso alcun parere. Lo stesso ministro La Loggia, nel trarre le conclusioni della riunione, come risulta dal verbale, “prende atto che allo stato le Regioni e le autonomie locali non sono ancora nelle condizioni di esprimere un parere, e che chiedono di essere messe nella condizione di poterlo esprimere; da parte sua il ministero dell’istruzione prende atto della mancanza, ad oggi, del parere“.

Ma il ministro Moratti, presumibilmente sulla base di valutazioni soprattutto politiche, si è avvalsa proprio dei due primi decreti per emanare il terzo, quello sulla sperimentazione (più precisamente “innovazione“) dal 1° settembre 2006.

Una decisione improvvisa e inattesa, che ha scatenato un coro di reazioni negative a livello politico, sindacale e anche istituzionale, poiché le Regioni consideravano ormai acquisito il blocco di ogni iniziativa nazionale fino al 1° settembre 2007. A questo punto alle Regioni non restava che chiedere la revoca dei tre decreti.

Tra pochi giorni, il 16 febbraio, si riuniranno gli assessori provinciali all’istruzione e formazione che, insieme agli assessori regionali all’istruzione e formazione e ai rappresentanti dei Comuni, definiranno una iniziativa giurisdizionale comune. Sempre che il ministro non abbia provveduto, prima di allora, a revocare i tre decreti.