
Recite di Natale: davvero non ne possiamo fare a meno?

L’ultima settimana prima di Natale è caratterizzata dalle famosissime e temibilissime tre croci natalizie: il traffico, i regali dell’ultimo momento e le recite scolastiche dei nostri figli o studenti, a seconda della prospettiva da cui si guarda il Golgota natalizio. Come se non bastassero i problemi di tutti i giorni, l’aumento delle tasse, il clima che si surriscalda, le tensioni sociali, ecco arrivare puntuale il messaggino nel gruppo della classe (o sezione), che ci invita, in orario esclusivamente scolastico e quindi comodissimo per i genitori che lavorano, ad assistere all’immancabile spettacolino dei nostri figli capace di alimentare sensi di colpa di generazione di genitori e soddisfazione dei nonni.
Uscendo dalla macchietta e dalla provocazione, ogni anno torna il divisivo tema della recite natalizie che di fatto spesso crea un solco tra genitori e docenti, cioè tra chi, magari rimpiangendo la scuola di una volta, evoca i bei tempi di quando calcava le scene dei legnosi palchi scolastici, e di chi preferirebbe fare qualunque altra cosa, ma teme le reazioni in massa delle famiglie che hanno proprio bisogno di inviare alla zia di giù il video della pronipote che propone la sua versione della natività. Nulla, scusate, siamo ricaduti nella macchietta, proviamo ad uscirne definitivamente.
Con i dovuti distinguo, è vero che le recite costituiscono un momento atteso per molte famiglie, un’occasione per scambiarsi gli auguri e, perché no, per ricordarsi momenti più o meno piacevoli vissuti quando sul palco c’erano loro, piccoli, guardati dai loro genitori. Insomma, la recita è un po’ come il torrone che, magari un pezzettino, ma tutti lo mangiamo a Natale. Senza demonizzare quindi un momento che può costituire anche un legame, un ponte tra scuola e famiglia, proviamo a capire se, salvando la tradizione, è possibile rendere il tempo e lo spazio dedicato alla recita di Natale un’occasione per stare insieme in modo diverso.
Se l’obiettivo è l’incontro, è possibile prevedere attività che non mettano i bambini sul palco. Infatti per qualcuno, o per molti, questo diventa un momento emotivo complesso da gestire. Nella scuola dell’infanzia, ma anche in quella primaria, è possibile ad esempio, prevedere un momento laboratoriale comune nel quale, genitori e bambini costruiscono qualcosa (una pallina per l’albero, un addobbo, un pastorello) collaborando insieme. In questo modo sia bambini che adulti sono attivi e protagonisti e si limitano le difficoltà emotive di chi soffre di doversi esporre pubblicamente. Questo genere di momento può anche avere una dimensione inclusiva ed evitare il “trauma del cespuglio”, che hanno avuto un po’ tutti i bambini che si sono ritrovati ad avere ruoli marginali nella classica recita natalizia.
Se poi l’obiettivo è l’incontro e non la performance dei bambini, si possono immaginare anche altre situazioni, magari legate al teatro ma “rovesciate”, una sorta di flipped classroom, applicate alle recite scolastiche che prevedano che siano i genitori ad esibirsi coinvolgendo, se lo desiderano, i bambini in canti, balli e giochi collettivi.
Insomma, se scuola e famiglia vogliono incontrarsi, possono farlo in tanti modi. Possono partire da aspetti didattici, rituali, laboratoriali, ludici che mettano genitori e bambini a contatto nel fare e nello stare, senza il bisogno di esporre i bambini (e i genitori) a manifestazioni che non sempre apprezzano e che, nelle situazioni peggiori, possono anche essere fonte di imbarazzo e vergogna.
Il problema non è l’incontro, lo scambio di auguri, il momento di festa, ma forse le modalità adultocentriche di concepire questo tempo e questo spazio.
In fondo provate ad immaginarvi voi stessi in versione bambino con la calzamaglia stretta e che pizzica, un maglione rosso, le luci puntate addosso, la musica che a volte parte e altre si inceppa e gli occhi dei vostri genitori che, pieni di amore e aspettative, vi guardano in attesa che diciate correttamente la battute giusta. Ecco, immaginandovi così, siete assolutamente sicuri di essere davvero favorevoli alle recite scolastiche?
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