Rapporto McKinsey: -40% disoccupazione giovanile con scuola efficiente

In Italia il 40% della disoccupazione giovanile è imputabile al difficile rapporto tra scuola e mondo del lavoro”.  È  questa la stima cui perviene la ricerca ‘Studio ergo Lavoro’, condotta dalla  ‘McKinsey & Company’, che ha studiato i i motivi alla base della sempre più alta percentuale di giovani italiani senza lavoro.

Secondo questa ricerca “le cause del problema della disoccupazione giovanile (tra i 15 e i 29 anni) sono solo in parte riconducibili alla recente crisi economica. Al contrario, il fenomeno è radicato nel nostro Paese da lungo tempo e ha natura strutturale: negli ultimi vent’anni, infatti, la probabilità per un giovane sotto i 30 anni di essere disoccupato è risultata essere stabilmente 3,5 volte superiore alla popolazione adulta (la media europea si attesta a 2)”.

La componente strutturale – spiegano i ricercatori – rappresenta circa il 40% del tasso di disoccupazione giovanile complessivo (oggi al 28% tra gli under 30) e affonda le sue radici nel disallineamento tra capitale umano formato dal sistema educativo e necessità attuali e prospettiche del sistema economico del Paese”.

Tra le cause principali all’origine della difficile transizione dei giovani dalla scuola al mondo del lavoro, viene indicato lo “sbilanciamento quantitativo tra domanda delle imprese e scelte dei giovani: molte posizioni restano vacanti a causa dei pochi candidati disponibili”, in quanto troppi giovani italiani non avrebbero “piena consapevolezza delle implicazioni lavorative di tale scelta”.

Secondo l’Anief, che commenta l’esito della ricerca, “sull’attuale deriva formativa dei nostri giovani hanno pesato tantissimo la riforma Gelmini e i tagli   draconiani attuati dai Governi sull’istruzione pubblica”. Le conseguenze sono state “la scarsa preparazione di base dei nostri studenti aggravata dalle riduzione delle ore e  del tempo scuola; la riduzione di competenze, peggiorata dalla cancellazione delle copresenze e del docente specializzato in   inglese nella scuola primaria; la riduzione di fondi per l’orientamento scolastico, che ha inciso sull’altissimo numero di abbandoni   scolastici  nel biennio delle superiori; la mancanza di esperienze vere di stage e di collegamento tra scuola e università”.