Quello scippo di 16 milioni a danno dei dirigenti scolastici

Tra i motivi della protesta dei dirigenti scolastici c’è una questione che assomiglia a quella degli scatti del personale scolastico.

Secondo quanto precisato dall’ANP in un comunicato stampa, il Ministero dell’Economia, attraverso l’Ufficio Centrale di Bilancio presso il MIUR, pretende di sottrarre dal Fondo per la retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti scolastici oltre 16 milioni di euro, che sono risorse già appartenenti alla categoria ed all’Area contrattuale di riferimento (in quanto parte della retribuzione dei dirigenti andati in pensione).

“E lo fa – precisa l’Anp – sulla base di una propria lettura unilaterale di una norma del 2010, che nulla diceva in merito. Ai docenti si è rinunciato a chiedere pur se una norma, aberrante, diceva il contrario; ai dirigenti si sottrae per via amministrativa, nel silenzio di ogni norma che lo prescriva. E nella disattenzione delle forze politiche”.

Sono oltre sei mesi che questa vertenza si trascina fra incontri presso il Ministero dell’Istruzione, lettere e richieste, senza cavare il ragno dal buco.

Adesso la misura è colma, dichiara ANP, che chiede al governo e ai due ministri interessati la reintegrazione di oltre 16 milioni del Fondo e di altri 5 milioni stanziati nel 2010 e mai assegnati per la perequazione dei dirigenti scolastici più giovani, e il congelamento delle procedure di recupero forzoso per diverse migliaia di euro che l’Amministrazione sta conducendo in danno di ciascuno dei dirigenti della Campania e della Sardegna.

“Più in generale, – conclude ANP – chiediamo che cessi il paradosso per il quale – se il numero dei dirigenti diminuisce – il Fondo per la loro retribuzione viene ridotto in proporzione; mentre, quando cresce, come è appunto avvenuto in Sardegna, il Fondo rimane immutato. È sempre lo stesso numero di studenti, di personale e di sedi scolastiche che viene gestito: solo da un numero minore di persone e quindi con aggravio del lavoro individuale. E, a fronte di un lavoro che aumenta in quantità e qualità, si pretende anche di diminuire la retribuzione. Se i Ministri ed il Governo non si considerano vincolati dai patti sottoscritti, rispettino almeno il dettato costituzionale. O anche questo è diventato un pezzo di carta?”