20 milioni per il triennio 2010-2012 da spendere per corsi di formazione culturale dei giovani. Sembra una notizia interessante, un’apertura per i nostri 18enni che hanno bisogno di consolidare la loro preparazione culturale con esperienze concrete.

Si tratta di corsi trisettimali, residenziali, a carattere intensivo. Molto bene, ma per far che?

Lo chiarisce espressamente l’emendamento 4.1000 approvato in Commissione V Bilancio al Senato su proposta del relatore di maggioranza: nell’ambito delle iniziative per la diffusione dei valori e della cultura della pace e della solidarietà internazionale tra le giovani generazioni, è prevista l’organizzazione da parte delle Forze armate…di corsi di formazione a carattere teorico-pratico, tendenti a rafforzare la conoscenza e la condivisione dei valori che da esse promanano e che sono alla base della presenza dei militari italiani di tutte le componenti operative nelle missioni internazionali.

Insomma si tratta di corsi paramilitari che si svolgono presso reparti delle Forze armate, intesi a fornire le conoscenze di base riguardanti il dovere costituzionale di difesa della Patria, le attività prioritarie delle Forze armate, in particolare nelle missioni internazionali di pace a salvaguardia degli interessi nazionali, di contrasto al terrorismo internazionale e di soccorso alle popolazioni locali, di protezione dei beni culturali, paesaggistici e ambientali e quelle di concorso alla salvaguardia delle libere istituzioni, in circostanze di pubblica calamità e in altri casi di straordinaria necessità e urgenza.

Francamente, in tempi di pesante ristrettezza della spesa pubblica non si sentiva il bisogno di investire risorse fresche per la formazione militare, mentre, in altro ambito, le istituzioni preposte alla formazione di base dei giovani si vedono ridurre i contributi pubblici.

Ma la proposta è ancor più sorprendente se si considera che il nostro Paese, con l’abrogazione della leva militare, ha operato una svolta contraria alle finalità di questa naia breve.