Quella tentazione antica di usare le leggi finanziarie per le riforme del sistema

Non c’è Governo che prima o poi non ci provi. La Finanziaria è un mezzo forte, sicuro e veloce che garantisce quasi sempre la riuscita delle disposizioni in essa contenute.
È fatta, come dice il nome, per trattare materia finanziaria, investimenti, ma, a volte, può anche diventare un mezzo sicuro per realizzare riforme di sistema che non prevedono direttamente e immediatamente impegni di risorse.
Una riforma chiede tempi prolungati, comporta rischi di percorso, non ha la certezza di arrivare a conclusione. Ma se trova un passaggio sicuro e veloce – come, ad esempio, una legge finanziaria – perché non approfittarne?
Lo hanno fatto quasi tutti i Governi negli ultimi dieci-quindici anni. La Finanziaria 1993, addirittura, comprendeva la riforma dell’autonomia scolastica. Quella volta le cose non andarono molto bene, perché la legge fu approvata, ma abbandonata prima di essere applicata; si dovette attendere altri quattro anni per realizzare, questa volta con la strada maestra di una legge delega, la riforma dell’autonomia scolastica.
Anche la Finanziaria 2007 sembra voler rimanere nel solco della tradizione delle “scorciatoie”.
Per la scuola la bozza di legge riporta infatti almeno tre disposizioni che di finanziario hanno ben poco, anche se, una volta realizzate, avranno bisogno di adeguati sostegni economici.
Parliamo dell’innalzamento dell’obbligo d’istruzione a 16 anni, del progetto di sperimentazione pedagogica 0-6 anni, della riforma dell’Invalsi, dell’Indire e degli Irre.
Il rischio è di affrontare in maniera affrettata riforme di sistema che chiedono organicità e completezza strutturale, nonché tempi adeguati di preparazione e approfondimento.