Quel sospetto sul tempo prolungato

In questi giorni di manifestazioni e iniziative a difesa del tempo pieno e prolungato, può essere utile richiamare un dato già evidenziato da Tuttoscuola e ora ripreso dal Corriere della sera.

Il dato è anomalo e si presta a qualche sospetto: in alcune grandi città del Sud, nelle scuole medie organizzate con il tempo prolungato, la gran parte degli alunni non fruisce della mensa. Il fenomeno è strano se si pensa che il tempo prolungato prevede 35-36 ore di lezione settimanali, di mattina e pomeriggio.

Possibile che la maggior parte degli alunni torni a casa a pranzo e poi ritorni a scuola per le lezioni pomeridiane? Il sospetto insomma è che alcuni a scuola ci tornino solo il mattino dopo, e che quindi il tempo scuola sia “prolungato” di nome ma non di fatto. Ma vediamo i dati.

A Bari, su 10.226 alunni iscritti al tempo prolungato solamente 347 fruiscono della mensa (il 3,4%). Gli altri 9.900 che, a quanto pare, pranzano a casa, poi ritornano tutti a scuola nel pomeriggio?

A Palermo la musica non cambia: su 12 mila alunni a tempo prolungato (il 23% del totale, un dato vicino alla media nazionale del 27%), meno di 3 mila fruiscono della mensa. Gli altri 10 mila pranzano a casa, e poi?

E a Napoli? Sono circa 3.700 gli alunni che pranzano a scuola, mentre sono 10.700 quelli che ritornano a casa. Ma poi tornano a scuola? Tutti? È legittimo dubitarne.

È noto che la mensa scolastica nel modello del tempo prolungato della scuola media non è obbligatoria per gli alunni (a differenza del tempo pieno dell’elementare), ed è immaginabile pertanto che ci siano famiglie che preferiscono far pranzare i figli a casa, specie se la scuola è a poca distanza, risparmiando anche il costo del servizio di mensa. Ma destano sorpresa le elevatissime percentuali raggiunte in quelle città.

E se fosse vero questo fenomeno, si porrebbe consequenzialmente un interrogativo: ma se gli alunni non tornano (tutti) a scuola nel pomeriggio, i docenti che fanno?